Caro bollette a Pesaro: da 30mila a 300mila euro. Stangata in lavanderia

Il caso della Adriatica di Marotta, parla il dg: "Crollo delle commesse, ma è difficile trovare il personale"

Pesaro, 27 ottobre 2022 - La situazione delle lavanderie, non solo industriali, non è delle migliori "perché non ci viene riconosciuto nulla dallo Stato perché per i codici Ateco, quelli che classificano le attività, non non veniamo considerati una industria energivora", dice Rodolfo Nicoletti, nipote del fondatore Mario Volpini, direttore generale della Lavanderia Adriatica di Marotta, la seconda per dimensione di tutta la regione. Un settore dove le bollette schiantano perché si è passati da 20 euro a 350 euro per il costo base del metano. Le lavanderia bruciano gas e acqua in forme massicce tanto che una di queste strutture ha dovuto alzare bandiera bianca: chiuso tutto.

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L’interno della Lavanderia Adriatica con una dipendente al lavoro
L’interno della Lavanderia Adriatica con una dipendente al lavoro

Ma la vostra bolletta a quanto ammonta?

"Noi siamo passati dai 30mila euro dell’agosto dello scorso anno ai 300mila di quest’anno, calcolando tutte le bollette. E per cercare di stare dentro i costi abbiamo dovuto fare due aumenti dei listini. Ma va ricordato che l’economia è circolare – continua Nicoletti che è ingegnere gestionale laureato al Politecnico di Milano –, per cui tutto si scarica, alla fine sul cliente finale che siamo tutti noi".

Con che effetti?

"Noi abbiamo 800 clienti e quindi andiamo dal sud di Ancona fino a Cesenatico e serviamo gli hotel ed anche i ristoranti. E ci siamo accorti guardando i ricambi delle camere di albergo, avvenuti con una media di tre giorni, perché questi sono i tempi di soggiorno: vacanze brevi e non so cosa accadrà il prossimo anno".

Con gli hotel chiusi ora come andate?

"Cerchiamo di ottimizzare i cicli produttivi e con il personale siamo passati dai circa 100 dipendenti del picco di lavoro agli attuali 40-50 perché c’è stato un crollo verticale del lavoro. Ottimizzando i cicli produttivi risparmi anche sull’energia".

Basta?

"Noi abbiamo una flotta di 12 camioncini per le consegne, una volta erano tutti di proprietà adesso 9 ne abbiamo a noleggio anche perché d’inverno li devi tenere fermi".

Avete anche problemi esterni...

"Certamente perché ci sono società che lavorano nel nostro stesso campo e che operano, per esempio, a San Marino con condizioni anche fiscali diverse. E cercano di entrare nel nostro mercato. Non ci sono condizioni di parità per cui siamo di fronte ad una concorrenza scorretta".

Ottimizzare i processi di lavag gio non è possibile?

"Noi abbiamo fatto una scelta che è quella di lavorare con il noleggio, cioè nostro materiale, senza prendere tovaglie, lenzuola ed asciugamani dall’esterno. Questo perché i dosaggi chimici sono diversi perché il materiale è diverso. Se i tessuti sono scadenti si rovinano in due lavaggi e poi ci sono contestazioni. Quello che noi noleggiamo è cotone al 100% per cui tutto è calibrato su quel tessuto".

Il personale come è inquadrato?

"Come stagionale per circa la metà. ma il problema è che non si trova".

Pagate poco?

"Si parte da 1300 euro al mese. Ma non trovi nessuno".

E perché?

"Se uno ha disoccupazione oppure il reddito di cittadinanza e va a fare due servizi al giorno in un ristorante prende 100 per il pranzo e 100 per la cena. Se fa tre giorni così nel weekend, lei capisce che a lavorare non viene nessuno".

Come vede l’inverno che arriva?

"Molto duro. Questa azienda è aperta dal 1965 e tra Covid e costi energetici ci siamo sputtanati 50 anni di lavoro"

m.g.