Calzetti bucati, polverine magiche e riti. Quando la scaramanzia fa più bello il calcio

A "Lillo gol" Cardinali da Piobbico la mamma infilava pelo di tasso nelle scarpette, mentre Scotti del Montecalvo indossa brandelli di calze

Calzetti bucati, polverine magiche e riti. Quando la scaramanzia fa più bello il calcio

Calzetti bucati, polverine magiche e riti. Quando la scaramanzia fa più bello il calcio

Un rito ripetuto, un amuleto, tutto quello che possa servire come gesto scaramantico per esorcizzare la sfortuna: è il modus operandi di tanti sportivi, ad iniziare dai calciatori. Tra questi ci sono campioni come Cristiano Ronaldo che per essere sicuro di vincere, nel pre - partita lascia a bagno i tacchetti nell’acqua calda e si infila sempre prima il calzino destro. Un altro gesto che accomuna molti calciatori superstiziosi è quello di non radersi la barba prima della gara: nell’Europeo del 2012, l’intera squadra della Repubblica Ceca giocò tutta la competizione con la barba incolta. Poi c’è chi si lava i denti prima della partita come Jordi Alba, chi entra in campo per ultimo, chi indossa gli stessi parastinchi da anni, e anche chi sputa negli spogliatoi come l’ex portiere "Calamity James".

"Parlare di superstizione nel calcio è come scoprire un pozzo senza fondo – sottolinea Francesco Tramontana, sportivo da sempre vicino al Fossombrone calcio e tifosissimo del Bologna – non solo in anni più lontani ma anche in tempi recenti. Popolarissimo ad esempio il ricordo del presidentissimo Romeo Anconetani del Pisa che non faceva mai mancare una robusta dose di sale versato dietro le porte prima di ogni incontro, oppure basti pensare che ancora oggi l’Ascoli indossa calzetti da gioco rossi nel ricordo dei calzini di questo colore che Costantino Rozzi indossava prima delle partite più importanti. Ancora su palcoscenici importanti Renzo Ulivieri, che quando allenava il Bologna usava indossare sempre lo stesso cappotto molto pesante anche con l’arrivo delle giornate estive. A cavallo tra sacro e profano invece Giovanni Trapattoni, che si sedeva in panchina con una boccettina di acqua santa in tasca. Meno note sono le storie del calcio dilettantistico, dove si racconta di allenatori che vedendo un gatto nero che attraversa la strada fanno fermare il pullman della squadra".

Storie, come dice Tramontana meno note, ma ce ne sono eccome! Eccone qualcuna. Il pesarese Gabriele Ceccolini, classe 1946, giocatore anche in serie A (nel Cagliari) ne ha da raccontare tre: "La prima nella stagione 1964-65 con l’allenatore della Vis di allora Gianni Seghedoni che spargeva sale nell’area della porta prima della partita. Il secondo riguardava me stesso: entravo in campo sempre con il piede sinistro. Il terzo: allacciavo i calzettoni uno con il cappio davanti e l’altro con il cappio dietro". Pure Mario Barbaresi classe ’48, fanese di nascita e di residenza, nella rosa del Torino in serie A ed ex Ascoli, Catania e Alma Fano se ne ricorda alcune: "Quando arrivai ad Ascoli, nella prima partita che ho giocato contro il Bari, Mazzone mi ha chiesto se avevo due monete da 100 lire, una l’ha messa nel cerchio del centrocampo nel dischetto è una nella riga di porta della squadra avversaria per scaramanzia, in panchina sedeva Costantino Rozzi con i suoi immancabili scaramantici calzetti di colore rosso".

"Io se vinco cerco di fare sempre quello che ho fatto la settimana prima – racconta l’ex calciatore e ora mister della Nuova Real Metauro Giovanni Cipolla – stesso bar, stessa pizzeria, stessi ristoranti, stessa strada". Mister Franco Bravi da Sant’Angelo in Vado: "Come calciatore avevo l’abitudine di arrivare in netto anticipo allo stadio e uscire per un pre-riscaldamento in anticipo rispetto ai miei compagni. Col tempo è diventata anche una scaramanzia, da allenatore si tende sempre a ripetere i gesti precisi di quando il risultato è positivo e quindi presentarsi in panchina anche con un vestiario pesante con 30 gradi. Una cosa simpatica che ho visto, è capitata in una società dove dopo tre risultati sfortunati un dirigente con schiena china spargeva il sale sulle due porte di gioco".

Giovanni Antonini di Sant’Angelo in Vado, uno che ha contribuito a fare la storia del calcio dilettantistico delle Marche: "Credo che non ci sia nulla di male nell’ essere scaramantici, gente laureata mi ha raccontato di certe abitudini prima di dare gli esami per cui…...". Passiamo al calcio: "Nella stagione 1987-88, campionato di Serie D, allenavo la Vadese. Debutto a Cingoli nel mese di settembre, vinciamo per 3-1 e avevo una camicetta verde a scacchi maniche corte. L’ho tenuta fino alla fine di febbraio quando alla 22ª giornata perdemmo (unica sconfitta della stagione) a Certaldo per 3-1". E durante l’inverno? "Sempre con le maniche corte. E chi sentiva freddo? Una stagione testa a testa col Poggibonsi, adrenalina a mille". Altri episodi? "Stagione 1992/93 campionato di Eccellenza, allenavo l’Urbino. Prima gara di campionato (inizi di settembre) Osimana-Urbino 0-1. La squadra scese in campo con una bella divisa maniche corte. La prima sconfitta a Camerino 1-0 alla 16ª di campionato a fine dicembre. Ci urlavano ’morti di fame comperate le maglie’ ma loro non conoscevano la felice storia di quelle maglie che per più di tre mesi risultavano imbattute. Per non passare da ridicoli: i risultati non si ottengono per quei riti chiamiamoli "scaramantici, ma non costa nemmeno nulla ripetere certi gesti. Le posso raccontare un’ultima cosa?". Dica pure. "Il mio amico Antonio Ceccarini, ’il Tigre’ del Perugia, mi raccontò che l’anno della imbattibilità (1978-79) nella prima giornata di campionato contro il Lanerossi Vicenza (2-0) entrò nel terreno di gioco del Renato Curi e il primo passo lo fece con il piede destro. La domenica dopo a S. Siro contro l’Inter stessa cosa (1-1) e così per tutte le restanti 28 giornate".

Passiamo all’attuale portiere e mister del Montecalvo Francesco Scotti: "Nel calcio di scaramanzia ce n’è tanta, chi più chi meno si tende sempre ad avere qualche piccola abitudine soprattutto quando le cose vanno bene, io ne racconto una recente che fa ridire me, ma anche chi mi sta intorno e che mi guarda con occhi sorridenti e attenti. Ho un paio di calzini che metto ad ogni allenamento ormai ridotti a brandelli e anche il magazziniere, secondo me incredulo ogni volta che li lava, li mette attentamente e costantemente al mio posto: questa è una di alcune ma la più recente".

Un altro gesto che ci ha raccontato tempo fa Angelo Cardinali, chiamato ‘Lillo gol’ classe ’59, attaccante del Piobbico degli anni 80-90 e che evidentemente funzionava considerando che segnava caterve di gol, vedeva complice mamma Iole, premurosa nel mettergli del pelo di tasso nelle scarpette bullonate prima di ogni partita. E c’è chi si è visto arrivare a Pesaro un ‘mago’ da Palermo. "Erano gli anni ’90 eravamo in situazione di classifica deficitaria – racconta il ‘patron’ storico del Santa Veneranda Mario Morazzini – su indicazione di alcuni amici ci recammo da una maga residente in Romagna, ma nonostante i suoi sortilegi non si era risolto il problema, allora la stessa ci disse di avere l’asso nella manica e ci convocò nuovamente nel suo ‘studio’. Dopo aver fatto la fila (era pieno di gente) entrammo e ci fu presentato un signore descritto come un supermago che veniva da Palermo, lo stesso zoppicando ci strinse la mano dicendo: “Non vi preoccupate, la squadra si salverà, vi confezionerò un amuleto per ogni singolo giocatore, il costo è di venti milioni di lire“. Rispondemmo che la cosa non ci interessava". E come fini? "Retrocedemmo, ma le finanze della società erano salve".

Amedeo Pisciolini

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