Il giorno delle cose che non si dicono e delle belle bugie

Il giorno delle cose non dette. Anche il giorno delle cose che ora si possono dire perché i giochi sono stati fatti con le dimissioni di Aza Petrovic. Si era di fronte ad un ammutinamento camuffato. S’è anche capito, nel caso in cui ci fossero dubbi, che nel dopopartita gli allenatori dicono o banalità o camuffano le verità. Come appunto Aza Petrovic quando ha detto che ha scelto di continuare con lo stesso quintetto e di non cambiare, mettendo dentro Delfino, perché l’argentino si era ormai raffreddato. Siamo alle balle galattiche. Perché mezza città sapeva che tra i due da tempo non correva buon sangue e le critiche sono state esplicitate anche all’interno di ristoranti. Nessuno della società ha smentito una voce che ha circolato negli ultimi due giorni e cioè che ai tiri di riscaldamento di domenica mattina, e cioè qualche ora prima del match con Tortona, al palasport si sarebbero presentati solamente tre giocatori. Uno stato di cose che ha portato a quel funerale camuffato del match di domenica contro Tortona. Praticamente il requiem per l’allenatore Aza Petrovic. A Bologna il tecnico croato è entrato in camera di rianimazione, contro Tortona è finito in astanteria. L’indice puntato della società contro la squadra è un pensiero bello, ma quando succedono queste cose non è mai accaduto che a salire sul primo bus che conduce alla stazione, siano dei giocatori. Sul campo resta solamente la pelle dell’allenatore. A questo punto cosa accade? Speriamo, come negli ultimi 10 anni, nella buona stella.

m. g.