Mujakovic e Sablich, promesse in ritiro

Due giovani pesaresi sono stati chiamati in prima squadra: il primo bosniaco, il secondo di origini slovene .

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Magari sarà solo un caso, ma è possibile che quell’"ic" finale nei loro cognomi abbia fatto scattare in Repesa il click nei loro confronti. Edin Mujakovic e Pietro Sablich sono infatti i due giovani che completano il gruppo al ritiro di Borgo Pace, mentre era scontata la presenza di Lorenzo Calbini e Beniamino Basso che saranno certamente nella rosa della prima squadra.

Il coach, che ha passaporto croato, ma è bosniaco di nascita (originario di Čapljina), non dev’essere rimasto indifferente alla storia di Mujakovic, nato a Pesaro da genitori bosniaci in fuga dalla guerra dei balcani.

"Mia madre è scappata durante la guerra – racconta Edin –, mio padre invece, che è del ’63 (quasi coetaneo del coach - ndr), lavorava già in Italia, poi è rientrato in patria dove ha combattuto, prima di tornare qui a metà degli anni Novanta. Io e mia sorella siamo nati in questa città, perciò io mi sento un vero pesarese. Nessuno prima di me ha giocato a basket in famiglia, quindi io sono il primo Mujakovic che prova ad intraprendere questa strada".

La storia di Sablich, invece, parte da più lontano. Dal suo bisnonno, originario di Fiume, oggi Rijeka, da cui scappò con la moglie ungherese nel ‘47 quando la città fu ceduta alla Jugoslavia con i Trattati di Parigi. Passarono da Trieste, facendo poi una sosta ad Avezzano, per far nascere il figlio (nonno del ragazzo), per poi stabilirsi a Napoli dove il bisnonno di Pietro, scampato ai rastrellamenti, trovò lavoro. Nella sua famiglia c’è invece chi con la palla a spicchi ci sapeva fare: lo zio Alessandro Sablich, dell’84, ha giocato nelle giovanili della Scavolini per poi passare al Basket Giovane con cui ha militato nei campionati di serie C e D. Oggi, a 36 anni, si diverte ancora con gli amici. Gioca a basket anche Giovanni Sablich, fratello minore di Pietro, che sta crescendo sia di altezza che nel talento, e fa parte della Vuelle Under 15. Non finisce qui: la sorellina Anna ha voluto imitare i suoi fratelli e veste la maglia dei Bees dove, grazie ai regolamenti, può ancora giocare insieme ai maschi che la rispettano per la sua grinta. Insomma, sangue bosniaco e croato scorrono nelle vene di questi ragazzi e questo li avvantaggia sia a livello fisico che di predisposizione verso la pallacanestro, che al di là dell’Adriatico è quasi una religione.

e.f.