Coppa Davis, partita infinita. Guarda le foto

Oltre 5mila spettatori all’Adriatic Arena per la sfida di tennis tra l’azzurro Lorenzi e lo svizzero Chiudinelli. Sfiorato il record di durata FOTO Vip sugli spalti

Pesaro, il pubblico dell’Adriatic Arena durante il match tra Lorenzi e Chiudinelli (Fotoprint)

Pesaro, il pubblico dell’Adriatic Arena durante il match tra Lorenzi e Chiudinelli (Fotoprint)

Pesaro, 4 marzo 2016 - Paolo Lorenzi è il secondo italiano nella storia della Coppa Davis (foto) a giocare la partita più lunga. Infatti oggi all’Adriatic Arena si è sfiorato il record. Il singolo che ha aperto la prima tappa della manifestazione tra Lorenzi e lo svizzero Chiudinelli è terminata dopo 4 ore e 43 di gioco a favore del giocatore romano con il punteggio di 3-2 (7/6, 6/3, 4/6, 5/7 e 7/5).

Solo Camporese era riuscito nel ‘92 a giocare una gara più lunga contro il brasiliano Mattar in 6 ore e 5 minuti. «E’ la mia vittoria più bella – commenta Lorenzi – non capita tutti i giorni di annullare tre match point davanti a un fantastico pubblico di casa».

L’astronave ha risposto alla grande all’evento, nella prima giornata oltre 5000 spettatori, non male per essere un giorno feriale e senza big. Le premesse per essere un giorno speciale ci sono state tutte, a a partire dall’Orchestra Sinfonica di Rossini che ha aperto le competizioni con l’overture del cigno: la Cenerentola, l’Italiana in Algeri e il Barbiere di Siviglia e poi prima del singolo suonando gli inni della Svizzera e a seguire quello dell’Italia.

Ad assistere alla partita tra i suoi compagni di squadra, in panchina, Fabio Fognini, infortunato. Sugli spalti la sua futura sposa Flavia Pennetta insieme ai genitori. Nella tribuna d’onore anche il governatore delle Marche Ceriscioli, il sindaco di Pesaro Ricci e il presidente della Consultinvest Ario Costa con il giocatore Austin Daye.

Ad aggirarsi sulle tribune anche il comico Max Giusti. Caldi i tifosi azzurri con cori, bandiere e battimani continui, non da meno i sostenitori svizzeri che in più avevano anche il campanaccio tipico dei loro luoghi di montagna.

Duro è stato il lavoro dell’arbitro che spesso e volentieri è stato costretto a chiedere al pubblico la cortesia di mantenere il silenzio per non disturbare gli atleti in campo.