Katia Tarasconi, l'intervista: "Riapro il portone del Comune"

Dopo la vittoria con ribaltone: voglio parlare con la gente. "Le alleanze con i bollini ideologici non funzionano, servono programmi per incidere sulla vita della città"

Bologna, 29 giugno 2022 - Baci, abbracci, selfie. Non ha un attimo di pausa, Katia Tarasconi (qui la video intervista integrale), dopo aver conquistato la sua Piacenza. "La sera del ballottaggio ci ho messo un’ora per dare un morso a un panino...", scherza nel suo ufficio in Regione dove campeggia la scritta ’dream’, sogno. Un sogno a cui inizialmente aveva rinunciato. Troppo dolore per la morte del figlio Kristopher, di 17 anni, per un incidente in scooter a Roma a settembre scorso. "Poi ho pensato a mia figlia Rebecca e agli amici di Kristopher. Dovevo far capire loro che la vita va avanti, non è finita...". Il 53,46% dello storico ribaltone che l’ha fatta prevalere sull’uscente Patrizia Barbieri di centrodestra le ha dato ragione. Ieri, l’ultimo giorno di consiglio regionale tra la soddisfazione per il nuovo inizio, ma anche un po’ di nostalgia per quello che si è stati.

Lascia viale Aldo Moro per guidare la sua Piacenza. Emozionata?

"Un po’ dispiace, qui in Regione ci stavo bene. Ho tanti colleghi e amici... Ma sono molto soddisfatta. Mi chiedono i selfie perché sentono che abbiamo fatto qualcosa di grande a Piacenza. Siamo partiti in svantaggio, la partita era in salita. E non è stato semplice, mai".

Patrizia Barbieri si faceva chiamare sindaco. Lei?

"Sindaca. Senza dubbio. Il mio slogan diceva ’nuovo sindaco, sindaca nuova’. Per le donne sono cambiate tante cose da quando iniziai a far politica nel 2007, ma dobbiamo continuare a farci valere. Per contare".

Nel grande dibattito sul campo largo, il nuovo Ulivo e l’alleanza con o senza il M5s, lei dà una risposta concreta: a Piacenza ha vinto senza i grillini...

"Per costruire alleanze servono valori comuni. A Piacenza, città storicamente di centrodestra, ho fatto di tutto per non creare muri, né recinti".

Che cosa ha imparato dalla campagna elettorale?

"Che le alleanze precostituite non funzionano. Non si può più ragionare mettendo bollini ideologici, destra, centro, sinistra. Servono più contatti con le persone, idee e programmi che incidono sulla vita dei cittadini".

Quanta forza e quanto coraggio ci vuole per portare avanti una campagna elettorale dopo la morte del proprio figlio?

"Non sono né la prima, né l’ultima. Ognuno vive le esperienze a modo suo. Non è una questione di coraggio, né di forza. All’inizio avevo deciso di rinunciare, ma poi ho pensato a mia figlia Rebecca di 21 anni, agli amici di Kristopher: dovevo far capire loro che la vita andava avanti. E sono tornata all’idea iniziale: spendermi per la mia città. Poi, certo, la mia esistenza non sarà mai più la stessa. Ma non posso nascondermi. Non è che stando a letto tutto il giorno qualcuno mi ridà mio figlio. Almeno oggi mi sento utile".

Alla fine dello spoglio, lei e la sua rivale, Patrizia Barbieri, vi siete abbracciate. C’è spazio per una politica più umana?

"Sono un’istintiva. Fa quasi ridere dirlo, ma mi sono messa nei suoi panni, ho pensato a lei che aveva perso e mi sono sentita di abbracciarla. Poi, certo, sono contentissima di aver vinto!".

La stupisce la stima del suo collega di Fratelli d’Italia, Michele Barcaiuolo, che l’ha definita «un’ottima candidata»?

"Non mi piace la politica che diventa tifo. Ci possono essere visioni diverse, ma restiamo persone civili. E credo che il mio approccio non ideologico abbia contribuito a rendere i rapporti più distesi. Del resto, credo che i cittadini che anche in questa tornata elettorale hanno mostrato una certa disaffezione al voto, abbiano voglia di un giusto equilibrio".

Quale sarà il suo primo passo da sindaca?

"In primis, incontrerò i dipendenti comunali e riaprirò il portone del Comune, oggi chiuso con un catenaccio. Poi, come ho fatto in campagna elettorale, eviterò i comizi, ma continuerò ad ascoltare la gente. Darò a tutti appuntamento dalle 8 alle 9 nei vari bar della città per colazione".

Il governatore Stefano Bonaccini invita a evitare trionfalismi. D’accordo?

"Eccome. È un attimo scivolare e perdere la bussola. Le Politiche sono un altro film rispetto alle amministrative".