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“Infinito Leopardi”, a Recanati molto più di una mostra

Dalle sezioni in mostra a Villa Colloredo Mels nascono due pubblicazioni: “Leopardi, L’Infinito e i manoscritti vissani” a cura di Laura Melosi e “Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia” di Alessandro Giampaoli e Marco Andreani

Leopardi, L’Infinito e i manoscritti vissani

Più di una mostra, ma un evento lungo un anno per celebrare il bicentenario dalla stesura de L’infinito di Giacomo Leopardi. “Infinito Leopardi” presenta le sue due prime pubblicazioni collegate alle mostre attualmente in programma: “Leopardi, L’Infinito e i manoscritti vissani” a cura di Laura Melosi e “Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia” a cura di Alessandro Giampaoli e Marco Andreani.

LE MOSTRE A RECANATI

Un anno intero di festeggiamenti che si suddivide in due momenti per sollecitare la necessità di tornare a pensare all’infinito e alle infinite pressioni dell’uomo nella natura, tema portante e modernissimo del pensiero leopardiano. La prima parte delle celebrazioni, inaugurata il 20 dicembre e che si protrae fino al 19 maggio 2019, ha visto la realizzazione di due sezioni espositive.  La prima, dal titolo “Infinità/Immensità. Il manoscritto”, a cura di Laura Melosi, direttrice della Cattedra Leopardiana presso l’Università degli Studi di Macerata, con la collaborazione di Lorenzo Abbate, vede la riscoperta del patrimonio leopardiano dei manoscritti del Comune di Visso con un ospite d’eccezione: L’Infinito di Giacomo Leopardi. Scritto nel 1819, è stata più volte definita “la poesia perfetta”. La seconda mostra esposta a Recanati è “Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia”, a cura di Alessandro Giampaoli e Marco Andreani, un viaggio alla scoperta dei rapporti tra letteratura e fotografia italiana del dopoguerra.

LEOPARDI E L’INFINITO

La pubblicazione, a cura di Laura Melosi, ricostruisce la storia dei manoscritti in mostra a Recanati, ripercorrendo il loro arrivo a Visso, dove sono custoditi. Un catalogo scientifico che riproduce l'intera collezione di manoscritti di proprietà del Comune di Visso, difficilmente accessibili per la consultazione, con schede dettagliate di approfondimento filologico e critico sui documenti, studi che hanno portato a nuovi accertamenti. Infatti, il contributo più ampio finora dedicato ai manoscritti di Visso risale al 1923 (Carlo Bandini, Contributi leopardiani, Nicola Zanichelli Bologna) che, in diversi casi, è stato riveduto e corretto in questa occasione. Si tratta di un importante contributo di carattere scientifico che trova un posto autorevole nella leopardistica attuale e che riproduce l'intera collezione di manoscritti di proprietà del Comune di Visso, difficilmente accessibili per la consultazione, con schede dettagliate di approfondimento filologico e critico sui documenti, studi che hanno portato a nuovi accertamenti.

Ammirare L’Infinito due secoli dopo la sua stesura è un’emozione intensa: una rara occasione per valorizzare anche l’intera collezione dei manoscritti leopardiani di proprietà del Comune di Visso, offrendone un’aggiornata ed esaustiva rilettura. È questo un catalogo che muove dall'interpretazione de L'Infinito attraverso le voci più autorevoli della leopardistica, con la miriade di approcci al testo che si sono susseguiti nel lungo arco di tempo che ci separa dalla composizione di questa poesia.

QUANDO LA FOTOGRAFIA SI LASCIA ISPIRARE DALLA POESIA

Mario Giacomelli ha elevato la fotografia a quella nobiltà appartenente al segno che, riprendendo le parole di Roland Barthes, le ha permesso di “accedere alla dignità di una lingua”. Nel catalogo relativo alla mostra “Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia” indaga quegli anni Sessanta in cui Giacomelli elabora, su sceneggiatura di Luigi Crocenzi, la trasposizione fotografica della lirica di Giacomo Leopardi A Silvia. Di questo primo seme, da cui nasceranno negli anni Ottanta le note serie leopardiane del fotografo marchigiano - L’Infinito e A Silvia, nella sua versione definitiva - fino ad oggi si erano perse le tracce. Riscoprirne lo sviluppo non solo ci riporta ad uno snodo cruciale nella storia della fotografia italiana, ma ci mostra anche la straordinaria evoluzione stilistica ed espressiva di Mario Giacomelli ed il suo stretto rapporto con la poesia.

A Villa Colloredo Mels, infatti, sono esposte “A Silvia”, il celebre foto-racconto ispirato all’omonima lirica di Leopardi, nella sua versione originale del ’64, di cui fino ad oggi si erano perse le tracce, e in quella del 1988. Nella serie de “L’Infinito”, attraverso il meticoloso montaggio di immagini legate tra loro e ai versi della lirica leopardiana secondo un complesso sistema di libere associazioni e richiami metaforici, Giacomelli ci restituisce in termini visivi il rapporto tra finito e Infinito, realtà e immaginazione caro al poeta di Recanati.

Biglietto unico, orari e visite: www.infinitorecanati.it