Antica vite etrusca, il tribunale blocca tutto

Il Tar aveva dato ragione al podere Baruzzi di Mezzano: solo erbacce. Ma il consiglio di Stato ha sospeso la sentenza

Migration

Che vita dura per la vite maritata. La Soprintendenza e il ministero della Cultura dicono che in quel fondo di Mezzano - il podere Baruzzi - giace "uno dei più importanti relitti del paesaggio agrario storico della provincia di Ravenna". E invece no secondo la proprietaria, Antonella Merendi, e secondo il Tar di Bologna che a novembre le ha dato ragione: là dentro solo erbacce ormai, nulla più. Terreno insomma da restituire a miglior coltivazione se non fosse che il consiglio di Stato, con ordinanza pubblicata di recente, ha accolto la richiesta del ministero di sospendere la decisione del Tar in attesa di approdare a una valutazione definitiva sul caso.

Un lungo sospiro insomma fino alla prossima udienza fissata per febbraio 2023. E intanto là dentro a mettere le mani tra (eventuali) filari di vite maritata superstite, sarà il direttore del dipartimento di scienze e tecnologie agroalimentari dell’università di Bologna. E’ lui che, su delega del tribunale romano, dovrà dirci numero ed estensione dei filari, le loro condizioni di salute, la possibilità di recuperarli a coltura e le caratteristiche della vegetazione circostante. Il tutto per arrivare a capire se, come crede la Soprintendenza - la comunicazione in merito è dell’agosto 2018 -, ci troviamo davvero davanti a "una tangibile testimonianza del sistema a pianta diffusamente adottato in Romagna per molti secoli e oggi quasi totalmente sostituito dall’agricoltura estensiva". O se, come invece aveva scritto il Tar accogliendo il ricorso presentato dalla proprietaria attraverso l’avvocato Franco Fiorenza, "l’evidente abbandono delle coltivazioni e la diffusione della vegetazione spontanea rende quantomai arduo" sostenere la "presenza di una traccia identitaria" cioè della "vite maritata".

"Ho ereditato otto ettari di terreno nel 2018. Finora ho speso solo soldi in consulenze di agronomi e altri professionisti", aveva raccontato poco dopo la prima sentenza la proprietaria.

Il suo podere per cinque ettari era coltivato a ortaggi, anche in serra, e per tre era incolto. La vite maritata appunto, antica tecnica di origine etrusca: la pianta si avvinghia attorno agli alberi (da cui maritata cioè sposata), soprattutto pioppi e olmi, che per secoli hanno delimitato i filari. Al tempo non esistevano pali in cemento o metallo: ma con il progredire della tecnologia, gli alberi con le viti a loro maritate sono stati abbattuti e sostituiti.

E il podere Baruzzi? La decisione del Tar era stata presa anche sulla base di "dettagliata documentazione fotografica", compresa quella ricavata durante il sopralluogo della Forestale dal quale erano emersi filari lunghi circa 140 metri e distanti 35. Su tutto però regnava "evidente abbandono e diffusione della vegetazione". Ma l’ultima parola sul caso spetta ora all’università.

Andrea Colombari