Dall’armatura da "paladina di innocenza del padre" fino alla revisione totale dei fatti. Quella dell’avvocato Veronica Valeriani, parte civile per la figlia Arianna di Claudio Nanni e della vittima, è stata la minuziosa, partecipe descrizione di una presa di coscienza sul massacro della madre. Il legale ha esordito leggendo alcuni appunti che Arianna aveva scritto il 5 febbraio 2021, giusto il giorno prima del delitto: "Sono molto felice perché stasera viene la mia ragazza (…). Sono molto contenta perché domani vado con mio babbo a prendere la Bmw (…)". In quel momento Arianna "ignorava che il killer sarebbe entrato in casa con la copia delle chiavi che Nanni gli aveva messo a disposizione". E così pure nel concitato viaggio di ritorno verso la scena del crimine, la giovane aveva cercato di "rimanere a supporto del padre piagnucolante". Poco dopo lei stessa aveva rinvenuto il cadavere della madre mentre il genitore si era fermato dentro alla vettura: "In una situazione del genere quale padre avrebbe fatto scendere la figlia dall’auto? Nanni le ha servito il dolore su un piatto d’argento". E così per Arianna "al dolore incommensurabile" della perdita della madre "si è sommata una situazione dilaniante: accettare l’idea che il padre avesse avuto un ruolo in tutto ciò". Lei in un primo momento "ha indossato un’armatura, si è fatta paladina di innocenza del padre e ha dato il peggio di sé specie davanti alle telecamere". Del resto "per mesi ha sperato che la procura si fosse sbagliata". Lo spartiacque è arrivato con la "possibilità di visione del fascicolo": da quel momento la giovane è venuta a conoscenza di "situazioni intime, difficoltà e soprusi" alla fine capendo di avere "subito due lutti: della madre e pure del padre". Di quest’ultimo, l’avvocato Valeriani ha evidenziato il "distacco disorientante" manifestato durante il recente esame in aula: "Nessuna lacrima, nessuna scusa alla figlia, ha solo perseverato nella sua tesi" lasciando sullo sfondo Arianna la quale, dopo l’accaduto, "ha dovuto lasciare il lavoro e si è ritrovata senza un soldo". Non ha nemmeno quelli dell’affitto: "Il contratto non le verrà rinnovato: le è già stato detto che dovrà andarsene". Tanto che è stata presentata istanza per il dissequestro dell’appartamento di via Corbara scena del crimine dove la giovane a settimane alterne viveva con la madre.
Sul fronte economico, dalle parole dell’avvocato Valeriani è uscito un ulteriore aspetto, finora inedito: quello legato a tre auto che Nanni dal carcere è riuscito a cedere per pagare le spese legali grazie alla procura data a fine luglio al notaio andato da lui per la rinuncia all’eredità: "Questa difesa procederà in altra sede, ma ciò lascia intendere quanto lui si sia preoccupato della figlia". In definitiva dall’arringa dell’avvocato di Arianna è uscito il ritratto di un padre che "ha usato la figlia, l’ha strumentalizzata e l’ha lasciata senza un soldo perfino spoliandosi di alcuni beni". Ecco perché la richiesta di due milioni di danni: "Non vanno certo a ripagare la perdita della madre ma possono aiutare Arianna nel suo percorso di crescita". A ruota hanno preso la parola l’avvocato Massimiliano Starni, parte civile per padre, fidanzato e zia della defunta, che si è concentrato sulla piena attendibilità della dichiarazioni di Barbieri (tre milioni gli euro di danni richiesti). E gli avvocati di enti o associazioni costituitisi parte civile: Elena Fabbri (Gens Nova), Elena Bianconcini (Comune di Faenza), Barbara Liverani (Sos Donna) e Sonia Lama (Udi). La sentenza potrebbe arrivare già lunedì.
Andrea ColombarI