Avvocati a processo per infedele patrocinio

Sono padre e figlio, di Forlì, ex dirigenti del Meldola calcio. Si sarebbero tenuti 12mila euro di un cliente lughese, fratello di un giocatore

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Accusato di avere malmenato la zia, aveva incaricato i suoi avvocati di transare con 12mila euro per chiudere quell’antipatico procedimento penale. Ma quando si è ritrovato con una condanna a due anni per lesioni, ha capito che quei soldi non erano mai arrivati alla destinataria. Per questo ora i due legali forlivesi cui si era rivolto, padre e figlio, sono a processo a Ravenna per infedele patrocinio e appropriazione indebita di quel denaro. Pier Paolo e Gabriele Gugnoni, oltre che per la professione forense, erano noti anche per aver gestito il Meldola calcio negli anni d’oro dell’Eccellenza. A tradirli sarebbe stata proprio quella passione, perché mescolando toga e pallone hanno finito per perdere tutto, dalla casa allo studio legale.

Difeso dall’avvocato Giordano Anconelli, lo ha ammesso ieri mattina in aula lo stesso Gabriele Gugnoni, un tempo brillante avvocato esperto di diritto amministrativo, dottore di ricerca a Bologna e collaboratore dell’ex ministro Gelmini nella stesura della riforma scolastica, nonché a Forlì consigliere dell’Udc. Già interdetto dalla professione, ha spiegato, oggi si trova in una comunità di recupero in quanto a un certo punto, oramai sul lastrico, non riusciva più ad accettare l’idea di uno stile di vita non conforme a quello a cui si era abituato. Ha inoltre precisato che il padre 80enne, ex sindaco di Modigliana con la Dc, ha avuto diversi problemi di salute e oggi non vive più a Meldola.

Al momento padre e figlio hanno altri processi pendenti a Forlì per situazioni analoghe, in compenso finora la sola sentenza incassata li ha visti assolti dall’accusa di circonvenzione d’incapace. Il processo a Ravenna, per fatti collocati tra novembre 2017 e gennaio 2018, è dunque solo una costola di quello principale. La presunta vittima, parte civile con l’avvocato Farolfi, è di Lugo e aveva conosciuto i due avvocati tramite il fratello, ex giocatore del Meldola. Ieri, incalzato dalle domande del Pm Silvia Ziniti, Gabriele Gugnoni ha detto di non ricordare di aver ricevuto quei 12mila euro, pensando di averli ottenuti nell’ambito di un rapporto più articolato col fratello, giocatore negli anni 2011 e 2012, col quale era anche amico e insieme giravano gli stadi di tutta Italia. All’epoca il Meldola disputava il campionato di Eccellenza e "ogni anno costava 700mila euro". Cifre rilevanti, che spiegano il tonfo della coppia dirigenziale, che finì per indebitarsi. Difendendo da un’accusa di lesioni a una zia il fratello del giocatore, anziché consegnare i 12mila euro pattuiti, davanti al legale della parente firmò un impegno, mai onorato, a rifondere il danno. Il padre, Pier Paolo Gugnoni, non si presentò alle udienze del processo ("era già malato") che inevitabilmente finì con una condanna.

"Ero convinto di avere quei soldi, ma non era così", ha ammesso Gugnoni figlio, ricordando la sua triste parabola ("non avevo più un euro") ma assicurando che il calciatore, fratello del cliente ’dimenticato’, "lo avevo pagato fino all’ultimo centesimo. Anzi, quando mi chiese di svincolarsi e lasciare la squadra, lo pagai fino a fine anno perché mi aveva aiutato a costruirla". Per risolvere le vertenze con lo stesso calciatore, più altri due, gli avvocati Gugnoni affidarono un incarico a un commercialista, sempre pescato dal mazzo dei loro ex calciatori. Il quale, sentito come testimone, sempre ieri ha spiegato che quel giocatore rivendicava dall’amico patron un credito di 70mila euro, sebbene non documentato nel contesto di una contabilità a dir poco deficitaria. "Gli proposi di risolvere tutto con 35mila euro, comprando la casa dei Gugnoni, che ne valeva 80mila, i quali con i restanti avrebbero saldato gli altri debiti". Ma non se ne fece nulla.

Lorenzo Priviato