L’indagine era partita da una denuncia per alcune percosse. Ed era stata chiusa anche per un paio di episodi di violenza sessuale. Ieri mattina il diretto interessato - un 34enne di origine straniera residente a Castel Bolognese e difeso dagli avvocati Davide Baiocchi e Angelo Canarezza - ha imboccato davanti al gup Andrea Galanti e al pm Angela Scorza la strada del patteggiamento: due anni di reclusione con pena sospesa; una conclusione del procedimento che, salvo sorprese, verrà formalizzati nella prossima udienza di metà dicembre. Nel frattempo l’uomo si è impegnato a riconoscere un risarcimento alla ex. E a inquadrare un percorso di recupero.
Secondo quanto contestato nella richiesta di rinvio a giudizio a firma del pm titolare del fascicolo Francesca Bugané Pedretti, la vicenda risale all’estate-autunno del 2023 con una data particolare: quella del 28 settembre. Perché è in quella giornata che l’imputato si sarebbe avventato sulla compagna convivente, una connazionale di qualche anno più grande di lui tutelata dall’avvocato Barbara Liverani, procurandole lesioni per una prognosi di ameno 15 giorni.
In particolare durante una lite che, secondo gli inquirenti, era stata alimentata da futili motivi, lui aveva sollevato la donna di peso con entrambe le braccia; e poi l’aveva fatta ricadere sul pavimento per colpirla con un forte pugno sulla testa: da qui l’accusa di lesioni personali aggravate.
Ma l’imputazione più pesante della richiesta di rinvio a giudizio, dal punto di vista sanzionatorio appare senza dubbio essere quella di violenza sessuale continuata. In questo caso il periodo è stato collocato dagli investigatori nel giugno 2023 quando, nonostante il chiaro e netto rifiuto di lei – prosegue la procura -, lui si era mostrato perentorio con frasi del tipo: "Se tu adesso non mi dai, io mi prendo lo stesso". Inutili i tentativi di lei di divincolarsi perché l’uomo, in ragione della sua forza fisica, l’aveva bloccata con le braccia impedendole di fare qualsiasi movimento. In seguito alla denuncia, lei era stata collocata in una struttura protetta non appena emerso che oltre alle botte, in passato si erano verificati pure possibili abusi.
Il caso naturalmente era stato rubricato sin dall’inizio come codice rosso così come previsto dalla legge introdotta del 2019 e che contempla l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza, così come avviene nei pronto soccorso per i pazienti che necessitino di un’assistenza immediata: da qui la scelta cromatica per indicare la situazione.
Dal punto di vista tecnico, la sospensione condizionale della pena per la violenza sessuale può avvenire solo se subordinata alla partecipazione a specifici percorsi in enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero dell’imputato.