Castello, deliri e coltellate al bar: arrestata

Una 37enne ha aggredito gestori e famigliari del ’Commercio’ di via Garavini: "Mi avvelenano perché sono predestinata"

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È andata in un bar di Castel Bolognese e ha chiesto una spremuta. Ma, dato che nemmeno quella del giorno prima l’aveva pagata, i titolari hanno deciso di non servirla. E allora lei ha reagito prima a bastonate e poi è andata a casa a prendere un coltello con cui poco dopo è tornata al bar per menare un paio di fendenti. E quando è stato il momento di spiegare davanti al giudice il suo gesto, ha detto che avevano cercato di avvelenarla per impedirle che da lei nascessero due figli speciali per la salvezza del mondo così come – a suo dire – sosterrebbe una leggenda sul suo conto. Una versione con tratti deliranti che deve avere contribuito al trasferimento della protagonista dell’accaduto – una 37enne di origine straniera residente a Castel Bolognese, disoccupata e con un passato difficile nella prostituzione – dal carcere di Forlì ai domiciliari nel dipartimento di salute mentale di Ravenna.

A deciderlo con apposita ordinanza di sostituzione di misura cautelare depositata giovedì scorso, è stato lo stesso gip Andrea Galanti che, come chiesto dal pm Stefano Stargiotti, aveva convalidato l’arresto dei carabinieri della locale Stazione e aveva disposto inizialmente il carcere.

La vicenda risale a sabato scorso quando la donna, difesa dall’avvocato Michele Dell’Edera, poco prima delle 18 si è presentata al bar ‘Commercio’ di via Garavini a Castel Bolognese. E qui, dopo essersi vista rifiutare la consumazione per pregressa insolvenza, ha sradicato l’asta di legno dal divisore in plexiglass anticovid sistemato sulla cassa e con quella ha iniziato a menare colpi sulla testa della titolare. Quest’ultima allora è scappata fuori dal locale inseguita dalla 37enne la quale è poi rientrata, ha preso due bibite e se ne è andata parlando da sola ad alta voce. Sul posto sono quindi arrivati il padre della titolare, la moglie e l’altro figlio. E c’è pure stato un primo intervento dei carabinieri i quali sono infine tornati in caserma non a mani vuote: perché la 37enne, durante l’aggressione, aveva dimenticato al bar il suo cellulare. Ed è per questa ragione che verso le 19 la donna è tornata indietro promettendo di "ammazzare tutti" una volta saputo che il suo telefonino ora ce lo avevano i carabinieri. Quindi ha mollato un pugno in faccia alla titolare (prognosi di 10 giorni) e ha tirato fuori dalla tasca un coltello da cucina con cui ha colpito il padre sessantenne della barista a un braccio e a un ginocchio (prognosi di 10 giorni). Ultimo atto dell’aggressione prima del ritorno dei carabinieri e dell’arrivo dell’ambulanza del 118.

La 37enne è stata raggiunta poco dopo a casa sua dove, anche durante l’arresto per lesioni aggravate, ha sciorinato la fantastica versione dell’avvelenamento. Ovvero – come ha annottato il gip – la donna ha sostenuto che la famiglia dei baristi da tempo cerca di avvelenarla per appropriarsi di fantomatiche doti generatrici di due figli che avrebbero cambiato le sorti del mondo. Una "allarmante risoluzione" – per il giudice – quella dimostrata dalla 37enne nell’aggredire per "finalità banali e frutto di una percezione alterata della realtà". Una situazione esplosiva dato che emersa in una persona "senza alcun freno inibitorio", segnata da "disagio psicologico" e disposta "ad azioni potenzialmente di ben maggiore gravità".

Andrea Colombari