Cervia, 5 dicembre 2017 – Ragioni di fede, il battesimo del nuovo nato o anche solo il bisogno di usare il bagno della canonica. O chissà cos’altro ancora si inventava per agganciare il prete i turno. E per guadagnare ancora di più la sua fiducia, alla fine del pio colloquio, allungava un assegno come obolo: peccato che però fosse stato in precedenza sottratto a un altro prete.
Di fatto, forte di quelle credenziali, poi tornava in canonica e, approfittando di un attimo di distrazione del don, razziava ciò che poteva. Un sistema ben collaudato quello che l’accusa ha attribuito a una 24enne residente a Ravenna e difesa dall’avvocato Francesco Papiani.
La giovane, nel processo che si è appena aperto, deve rispondere di furto aggravato, ricettazione e truffa. Cinque almeno i colpi attribuiti alla ragazza tra gennaio e febbraio 2014 con questa tecnica, tutti perlopiù messi a segno nel Cervese. Nel bottino figurano contanti, computer, gioielli e blocchetti di assegni, appunto.