Seconda giornata, oggi, dedicata alla Vetrina della giovane danza d’autore, nell’ambito del Festival Ammutinamenti di Ravenna. Si inizia con due performance ospitate al Mar in via di Roma. Alessandra Ruggeri con HÀ-BI-TUS (ore 16.30) esplora profondamente il tema dell’identità. Alle 17.30 A seguire il coreografo Antonio Cataldo è in scena con Superfici discontinue attraverso il quale indaga il ruolo pratico ed emozionale che gli aggeggi e rituali protettivi esercitano in relazione a quelli nocivi o pericolosi. La performance si sviluppa da un approccio ribaltato ai dispositivi utilizzati dal performer, il quale maneggia ginocchiere, gomitiere, guanti chirurgici sterili e chiodi come oggetti sconosciuti, privandoli del loro utilizzo pratico e tentando di comprendere nel profondo cosa implichi il bisogno di sentirsi al sicuro nell’affrontare un percorso potenzialmente insidioso. Alle ore 18.30 Piazza Kennedy accogliere Swan di Gaetano Palermo, una performance per spazi pubblici che si ispira all’assolo ’La morte del cigno’ che Michel Fokine coreografò per Anna Pavlova nel 1901. La scena è una scena qualunque: una giovane ragazza sui pattini si allena ascoltando della musica in cuffia e si riprende live con il proprio cellulare. Come rinchiusa in una bolla, si libra con trasporto e ostinazione in traiettorie ellittiche ritornanti. In serata (ore 20.45, Teatro Rasi, via di Roma 39) è sul palco Klore, lavoro di Mariangela Di Santo, nato dall’esigenza di sottrarre la tradizione dalle proprie radici e farla rifiorire nella contemporaneità. Punto di partenza è la tarantella lucana, sottile incantesimo mimico del corteggiamento amoroso. A seguire la performance dal titolo Fallen angels di Michael Incarbone, una sinfonia sui corpi che cadono nel presente, immortalati in una sospensione ipercinetica, tra alto e basso, ascesa e rovina. È poi il momento del coreografo Claudio Larena che presenta Spintə (Quasi caduta), una performance che nasce da un’indagine attorno all’ambiguità del gesto della spinta, in termini relazionali, individuali e fisici. A concludere la serata è il Collettivo Macula con lo spettacolo Amelia, un elogio alla fragilità, un invito a immergersi nella dimensione del ricordo.
CronacaCorpi e identità in bilico ’Ammutinamenti’ stupisce sempre