Domani l’ultimo saluto a Vanni Ballestrazzi

La salma sarà esposta a Santa Teresa a partire da oggi, poi la cremazione. Le ceneri saranno successivamente sparse in mare dagli amici

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Le sue ceneri affidate al mare. Non poteva che essere così per Vanni Ballestrazzi, non tanto perché fosse un abile velista o un crocerista. Ha frequentato tanti mari per amicizia, quella per Raul Gardini. Ovviamente. E così anche l’ultimo gesto ‘terreno’ che lo accompagnerà sarà in Adriatico. Da oggi, la salma del giornalista 90enne, deceduto martedì, verrà esposta nella cappella di Santa Teresa: dalle 14,30 alle 17 e domani, venerdì, dalle 10 alle 12.30. Poi la salma raggiungerà il cimitero dove sarà cremata. Appena sarà possibile le ceneri verranno sparse in mare dagli amici più stretti, davanti a Marina di Ravenna, dove peraltro aveva dato vita all’Europa Yacht Club, per organizzare eventi velici nel nome di Raul.

Sono amicizia e stima le parole che più emergono nei ricordi chi ha lavorato con lui o per chi, dopo aver legato la propria vita professionale a Vanni, ha ben pensato di prolungare il sodalizio di qualche decennio in nome di rapporti umani. È il caso dell’ex capocronista del Carlino di Ravenna Beppe Errani, uno di ‘quelli’ col posto fisso nel tavolo di sinistra al Gallo, quello che Vanni frequentava con Gardini fino al ’93, e che poi ha continuato a essere il simbolo di una sorta di irriducibili amici... "la commissione" come l’aveva battezzata Francesco Giangrandi, per dieci anni presidente della Provincia. "Abbiamo mangiato lì in estate, poi è iniziata una china irreversibile" racconta Errani. "Sono stato prima allievo, poi amico di Vanni. Un sodalizio di oltre 40 anni. Abbiamo condiviso il lavoro, poi le idee, le passioni, le trasgressioni. Vanni per me era un ‘consigliere’, dava ottimi consigli ma un cattivo esempio sul piano dell’intransigenza. Non sopportava gli ipocriti, ad esempio, i falsi amici, i ruffiani e, molto semplicemente, glielo diceva in faccia".

Poi c’è l’altra faccia di Vanni, quella dell’uomo attento ai più deboli. E dire che durante il sequestro Moro era l’unico che entrava nello studio di Benigno Zaccagnini senza doversi fare autorizzare. Quando a dirigere il Carlino era Giovanni Spadolini, Vanni era probabilmente l’unico giornalista del gruppo col quale non litigava. Fu lui a convincermi a venire a Ravenna a fare il capocronista. E ogni giornalista, di qualunque testata, venisse in città per un qualunque articolo da scrivere, prima chiamava Vanni, per una dritta, un consiglio. Spero che la città si ricordi di lui".

E tra i giornalisti, ma anche scrittore in questo caso, che prima di mettersi in auto per Ravenna chiamava Ballestrazzi, c’era Luca Goldoni, oggi 94enne. "Non ho mai messo piede in Romagna senza prima chiamare Vanni" racconta Goldoni al telefono. "Mi teneva lontano dai luoghi comuni. Io gli dicevo perchè venivo a Ravenna e di cosa volevo occuparmi e lui mi scriveva dieci righe dove mi inquadrava la notizia. Mi sunteggiava la Romagna e io da lì partivo. Soprattutto, non mi ha mai fatto scrivere cose scontate, banali, di quelle buttate lì solo per stupire un po’".

Goldoni, una volta ricambiò la cortesia di Ballestrazzi. "Sì, una volta sono stato io ad aiutarlo. Avevo all’epoca una casetta sul Cermis, dove crollò la funivia. Vanni doveva scrivere il pezzo ma non trovava lo spunto per iniziare. Così fui io a scrivergli le prime righe e gliele mandai. E da lì partì il suo racconto. È un po’ come se hai una Ferrari che fa i capricci per mettersi in moto... una volta che si accende il motore è sempre una Ferrari".

lo. tazz.