Prete di Lugo vittima di stalking. "Don Bruno era terrorizzato da quella donna"

In tribunale la testimonianza della collaboratrice del parroco, perseguitato da una fedele: "Una volta voleva dire messa lei"

Don Bruno Resta, parroco di San Gabriele Arcangelo, è stato vittima dello stalking di una

Don Bruno Resta, parroco di San Gabriele Arcangelo, è stato vittima dello stalking di una

Lo seguiva, lo aspettava fuori dalla canonica, bussando e suonando al campanello di casa. In un caso arrivò a interrompere l’omelia, in quanto avrebbe voluto aggiungere altri particolari. E così la vita per don Bruno Resta, parroco della chiesa di San Gabriele Arcangelo di Lugo, era diventata una sorta di inferno. "Quella donna lo terrorizzava", ha raccontato ieri pomeriggio in tribunale una collaboratrice del prete, nel processo che vede imputata per stalking una 47enne di origine straniera, che dopo essere stata arrestata il 26 luglio 2021 aveva ammesso la sua ossessione amorosa per il religioso. La perpetua ha ricordato diversi episodi collocati quell’anno, che avevano messo in subbuglio l’intera comunità parrocchiale e che in diverse occasioni avevano reso necessario l’intervento dei carabinieri. "Don Bruno mi raccontava che quella donna lo seguiva persino in occasione dei ritiri spirituali, e si domandava come fosse possibile dal momento che non li comunicava durante la messa. Un’altra volta – ha aggiunto la perpetua – mi disse che mentre stava andando a Fusignano da una famiglia si accorse di essere inseguito da lei, così dovette fermarsi e chiamare i carabinieri".

In altre occasioni, durante le riunioni del consiglio pastorale, "lasciavamo la finestra aperte e notavamo il passaggio lento di una macchina". Persino "il vescovo gli aveva detto, durante la messa, di non darle la comunione e, se lei la voleva, di lasciare il compito al diacono". L’attività persecutoria risalirebbe al periodo in cui il sacerdote compiva il servizio nella chiesa della Madonna delle Grazie. La collaboratrice parrocchiale ricorda anche che la donna talvolta disturbava la messa: "Un giorno, vedendola senza mascherina in piena pandemia, don Bruno disse, rivolgendosi a tutti i presenti, di attenersi alle regole e indossarla, lei gli rispose che era oss e faceva i tamponi. Il 26 luglio, giorno della festa di Sant’Anna e San Gioacchino (genitori della Madonna), la signora interruppe l’omelia, dicendo di volere aggiungere qualcosa e don Bruno le spiegò che ovviamente non era possibile". Per questo il sacerdote "viveva una situazione di forte disagio, con agitazione e sofferenza", spesso era costretto a chiudersi in casa "perché temeva per la propria incolumità". Talvolta celebrava messa in ritardo per timore ci fosse lei nei paraggi: "Quando la vedeva cambiava espressione e diventava nervoso". Particolarmente critico fu il periodo in cui la chiesa di San Gabriele era sotto restauro e il cantiere comportò per un periodo le celebrazioni della messa in sacrestia. Così, soprattutto in inverno, uscendo nelle ore buie, temeva di trovarsela davanti dentro al cantiere.

Altra circostanza: "Preparando la catechesi del giovedì, eravamo in canonica e sentimmo un rumore. Don Bruno disse “sarà lei“. Aprendo la porta c’era quella donna, fortunatamente arrivavano altri fedeli così lo rassicurammo dicendogli che non era solo". Tra le imputazioni a carico della 47enne – difesa dall’avvocato Domenico Serafino – c’è anche quella di avere, in una occasione, afferrato e tirato con forza il braccio del sacerdote, parte civile con l’avvocato Silvia Alvisi. "Un giorno, uscendo dalla sagrestia, la vedemmo nascosta dietro una colonna. Così le dissi “preghiamo per te“. Si vedeva che quella donna aveva bisogno di un aiuto".

Lorenzo Priviato