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"Dopo il divieto io smisi di andare al cinema"

Quando il 10 gennaio del 2005 entrò in vigore la legge che vietava il fumo nei locali pubblici, Roberto...

Vent’anni fa, Roberto Manzoni, con tanto di sigaretta in mano, attacca il cartello di divieto di fumo nel suo negozio

Vent’anni fa, Roberto Manzoni, con tanto di sigaretta in mano, attacca il cartello di divieto di fumo nel suo negozio

Quando il 10 gennaio del 2005 entrò in vigore la legge che vietava il fumo nei locali pubblici, Roberto Manzoni era presidente di Confesercenti e titolare della storica cappelleria sotto i portici di via Gordini. Anche allora non rinunciò alla sua natura ironica e un po’ provocatoria, facendosi fotografare mentre affiggeva il cartello di divieto sulla sua vetrina, con la sigaretta accesa tra le dita. Ancora oggi, quando ci pensa, scoppia a ridere.

Manzoni, quella foto non lasciava dubbi su quale fosse la sua opinione sul divieto. Dopo tutti questi anni ha cambiato idea?

"Ho dovuto cambiare idea, nel senso che sono stati i medici a farmela cambiare. Ho diminuito drasticamente il numero di sigaretta che fumo ogni giorno. Ma fumare continua a piacermi sempre. Quando accendo la sigaretta dopo il caffè, mi sento vivo".

Quante sigarette fumava allora? E quante oggi?

"All’epoca arrivavo anche a 40 sigarette al giorno. Oggi ne fumo 2, praticamente niente".

Si ricorda del giorno in cui fu scattata la foto di lei che affigge il cartello?

"Benissimo. Venne il fotografo per uno dei tanti servizi che si facevano sui giornali in quel periodo sull’introduzione della legge. Mancavano alcuni giorni all’entrata in vigore. Il fotografo mi trovò che stavo attaccando il cartello alla vetrina e, come al solito, stavo fumando".

Fumava dentro al negozio?

"Sì certo".

E anche i clienti?

"Sì. Uno di loro dopo l’entrata in vigore del divieto mi prendeva in giro, diceva che non avrebbe più dovuto appendere in balcone i capi che comprava da me prima di usarli".

Sembra un altro mondo.

"Erano altri tempi. Se a uno non sta bene, andrà in un altro negozio, così pensavamo. La consideravamo una forma di libertà".

Lei ha sempre fumato?

"Sì, una brutta abitudine che avevo da sempre: ho cominciato a lavorara a 20 anni, all’epoca ero minorenne. Erano anni in cui i debiti erano più dei guadagni, il fumo era uno sfogo, un modo per rilassarsi. In seguito, quando dovevo preparare discorsi, lavorare a documenti in Confesercenti mi aiutava a concentrarmi".

Anche dopo l’entrata in vigore della legge?

"Mi chiudevo in ufficio da solo".

Ma davvero la considera ancora una scelta sbagliata?

"Ma no, e anche all’epoca il cambiamento fu affrontato con buonsenso, ironia e rispetto. Quella legge ha modificato profondamente le abitudini. Le mie sicuramente. Ad esempio, finché sono stato un fumatore accanito, non ho più messo piede in un cinema".

Annamaria Corrado