Ravenna, frane lungo il Savio. Otto indagati

Inchiesta della Procura per disastro ambientale sulla costruzione della centrale idroelettrica di Mensa Matellica

La centrale idroelettrica di Mensa Matellica è al centro di un’indagine della Procura

La centrale idroelettrica di Mensa Matellica è al centro di un’indagine della Procura

Ravenna, 7 luglio 2020 - Frane lungo le sponde del Savio, da ambo i lati e per circa tre chilometri. Ma soprattutto l’alterazione dell’equilibrio dell’ecosistema fluviale con la caduta della vegetazione riparia e la scomparsa dei relativi habitat. Il tutto a partire da una circostanza: la realizzazione della centrale idroelettrica di Mensa Matellica. Uno scenario, quello tracciato dalla procura, che ha portato alla contestazione a vario titolo dei reati di disastro ambientale (tra l’ottobre del 2016 e i giorni nostri) e di frana colposa (tra l’agosto del 2015 e il marzo del 2016). Sono in totale otto le persone che si sono viste notificare l’atto di fine indagine a firma dei pm Alessandro Mancini e Lucrezia Ciriello.

Si tratta del 65enne di Alfonsine Claudio Miccoli in qualità di dirigente dell’allora servizio tecnico di bacino dei fiumi romagnoli con sede a Ravenna; del 60enne forlivese Daniele Tumidei, legale rappresentante fino al marzo 2017 della Hydroenergy srl, società indicata quale proprietaria della centrale; del 61enne bresciano Franco Frosio, progettista incaricato dalla società per redigere lo studio d’impatto ambientale; del 68enne bolognese Alessandro Maria Di Stefano, responsabile del procedimento amministrativo regionale per il rilascio della valutazione di impatto ambientale (Via); del 61enne ravennate Andrea Bezzi, delegato a rappresentare l’ex servizio tecnico di bacino nel procedimento amministrativo regionale per il rilascio della Via; del 43enne milanese Andrea Fradagrada, rappresentante legale della srl dal marzo 2017 al luglio 2018; del 52enne aquilano Lorenzo De Cesare, legale rappresentante sempre della srl dal luglio 2018 al maggio 2019; e della 29enne romana Federica Di Ruzza, attuale legale rappresentante.

Nel corposo documento di fine inchiesta frutto delle verifiche dei carabinieri forestali, si parte dal capitolo frane: e qui vengono tirati in ballo Tumidei, Frosio, Di Stefano, Miccoli e Bezzi. Secondo l’accusa, in concorso avrebbero contribuito a cagionare gli smottamenti delle sponde del Savio attraverso violazioni definite “gravi” della normativa di settore. Ovvero la specifica delibera di giunta regionale del 2008 e la convenzione tra servizio tecnico di bacino fiumi romagnoli e il consorzio di bonifica della Romagna centrale del 2005. Il pm ha menzionato anche il piano stralcio per il rischio idrogeologico aggiornato al 2016.  

La vicenda – come indicato nelle carte – conosce il suo avvio con la domanda, presentata nel 2009 dalla società di Tumidei, di concessione dell’acqua a scopo idroelettrico. L’iter si chiude nel settembre 2012 quando la Regione rilascia la concessione. A novembre di quell’anno la giunta regionale delibera sulla valutazione di impatto ambientale: è positiva. E il 24 agosto 2015 la centrale entra in funzione. Le prime frane non tardano ad arrivare: 2 dicembre 2015. Per il disastro ambientale, vengono chiamati in causa Tumidei, Fradagrada, De Cesare e Di Ruzza: a loro l’accusa attribuisce una condotta abusiva legata alla i nnumerevoli diffide e prescrizioni del servizio tecnico di bacino tra l’ottobre 2016 e il febbraio 2018: a oggi – si legge nel documento – la parziale sistemazione realizzata dalla srl, risulta completamente collassata nell’alveo del fiume. Al solo Bezzi vengono attribuiti infine l’abuso d’ufficio e la rivelazione di atti d’ufficio perché – continua l’accusa – avrebbe falsamente riferito a un superiore che i danni ambientali legati alla centrale, erano circoscritti a 400 metri (per un totale di 100 mila euro). E per avere trasmesso a Tumidei alcuni documenti ritenuti riservati. A questo punto la nutrita pattuglia delle difese – avvocati Battista Emaldi, Alessandra Giovannini, Daniele Francesconi, Enrico Ferri, Luca Orsini, Paola Brighi e Lorenzo Valgimigli – avrà la possibilità di chiedere interrogatori o di presentare memorie difensive. In particolare l’avvocato Valgimigli si è riservato questa decisione per Miccoli per riferire che la determinazione regionale per la concessione da lui firmata nel 2012, era atto dovuto alla luce di quanto già deciso dagli enti competenti.