Ravenna, gatto sbranato dal cane. Il padrone finisce a processo

Lido Adriano: l’uomo accusato di uccisione di animali. Secondo un testimone si sarebbe anche messo a ridere

Dopo l’uccisione del gattino sono stati chiamati i carabinieri

Dopo l’uccisione del gattino sono stati chiamati i carabinieri

Ravenna, 7 dicembre 2018 - Secondo l’accusa, la mattina 8 ottobre 2017 a Lido Adriano aveva lasciato che il suo pitbull si avventasse contro una colonia felina di viale Petrarca. E quando l’animale aveva azzannato un gattino, lui s’era messo a ridere gettando infine il felino ormai esanime tra i rovi. Un’accusa che era costata al padrone del cane – un quarantenne del posto difeso dall’avvocato Filippo Bianchini – un decreto penale di condanna da 4.500 euro (con pena sospesa) per uccisione di animale. L’uomo aveva però presentato opposizione: il conseguente processo è partito ieri mattina davanti al giudice monocratico Andrea Chibelli e al viceprocuratore onorario Pietro Plachesi.

Presente anche l’avvocato Raffaella Salsano che tutela la parte offesa, ovvero il gestore della colonia felina rivierasca. Nella querela presentata a suo tempo, quest’ultimo aveva riferito che, come di consuetudine, verso le 10.30 era andato a dare da mangiare ai 13 gatti della colonia. Poco dopo aveva visto quel cane senza guinzaglio accompagnato dal suo padrone. E, mentre si spostava verso altri gatti, aveva notato il cane dirigersi verso alcuni felini che tuttavia erano riusciti a mettersi in salvo. Il cane – sempre secondo la querela – aveva però raggiunto un’altra postazione riuscendo ad azzannare un gattino.

Il padrone, per il testimone, non sarebbe intervenuto nemmeno alle sue grida. Il gattino, ormai sbranato, si muoveva ancora: ma quando era staro chiesto al proprietario del pitbull di fare qualcosa, questi si sarebbe messo a ridere. Il gattino nel giro di breve era morto e il padrone del cane lo aveva afferrato e lanciato verso i rovi, là dove era stato perfino impossibile recuperarne la carcassa. L’uomo con il cane si era quindi allontanato ma nel frattempo le urla avevano attirato alcuni residenti che avevano avvisato il 112.

Diversa la ricostruzione dell’imputato, a partire dal cane: un meticcio e non un pitbull, peraltro tenuto al guinzaglio. A suo avviso, durante una normale passeggiata vicino alla spiaggia, il cane andò con il muso dentro a cuccetta: lui era convinto che fosse vuota ma un gatto all’improvviso saltò sul muso del cane, che aveva così rimediato molti graffi. Lui provò a separarli finendo a sua volta graffiato: a quel punto mollò la presa del guinzaglio e il cane, per reazione di difesa, strinse il gatto coi denti uccidendolo.