Gli sparano per un debito di droga. Ricoverato, spaccia dall’ospedale

Tre arrestati, tutti albanesi, dopo l’agguato dello scorso dicembre. In carcere anche la vittima

Gli sparano per un debito di droga. Ricoverato, spaccia dall’ospedale

Gli sparano per un debito di droga. Ricoverato, spaccia dall’ospedale

Nei guai non c’è finito solo chi, secondo l’accusa, la sera del 15 dicembre scorso gli aveva sparato a un ginocchio davanti a un bar di Santerno per un debito di droga. Ma i carabinieri hanno arrestato anche l’uomo al centro dell’agguato e la moglie di questi perché in ospedale, a partire giusto da un paio d’ore dall’operazione, avevano continuato ad alimentare lo spaccio della cocaina sotto alle telecamere piazzate dai carabinieri del nucleo Investigativo.

E così da sabato scorso Mikel Veliu, 35enne albanese domiciliato a San Pancrazio, si trova in carcere per effetto di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Janos Barlotti su richiesta del pm Lucrezia Ciriello con le accuse di tentata estorsione aggravata, lesioni aggravate e detenzione illegale di una pistola, presumibilmente un revolver non ancora recuperato: il tutto in concorso con un altro uomo non ancora identificato. La medesima ordinanza ha fatto finire in carcere pure Klodian Gjinika, 48enne sempre albanese domiciliato a Godo; e ai domiciliari la moglie 38enne Myrvete: i due devono rispondere in concorso di trasporto e spaccio aggravato di cocaina.

Le attività di perquisizione contestuali alle notifiche degli arresti, secondo l’Arma hanno permesso di sequestrare nell’abitazione del 35enne 50 grammi di hashish e 26mila euro nascosti nelle fodere di alcuni capi di abbigliamento e nel doppio fondo di una custodia di orologi. In quanto al 48enne, alla vista dei carabinieri giunti alla sua abitazione per arrestarlo, ha lanciato dalla finestra un involucro con 100 grammi di cocaina, poi recuperato: per tale episodio è stato arrestato anche in flagranza.

Nell’interrogatorio di garanzia di ieri mattina, il 35enne - difeso dall’avvocato Carlo Benini - attraverso spontanee dichiarazioni ha sostenuto di non c’entrare nulla con la gambizzazione del suo connazionale. Mentre il 48enne - avvocato Francesco Furnari - ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. In questa storia il suo atteggiamento, perlomeno all’inizio, era stato tutt’altro che collaborativo accreditando un movente sentimentale: "Mi ha sparato, poco prima mi ha detto: ’cosa hai fatto con mia moglie’!?". Poi, pur inquadrando il Veliu, aveva parlato di una vicenda legata a una "infamata".

Tuttavia, grazie alle intercettazioni in ospedale, era venuto fuori questo affresco: "Quel (...) è venuto a colpirmi quella sera col ferro, con la pistola, mi ha colpito al ginocchio e al braccio, mi ha ridotto il ginocchio a due pezzi (...). Mi ha detto: tu non mi dai i soldi?’. E bam bam bam". In un’altra, a un acquirente aveva spiegato il diverbio tra lui e l’aggressore: "Pulisci il vocabolario, i soldi te li devo, sono in debito con te ma chiedili con le parole giuste". E sempre dalle intercettazioni, erano emerse le istruzioni impartite alla moglie per preparare la sostanza da spacciare in corsia: "Fai anche una cosa così, grande, capisci? Di quelle della cucina". Due gli episodi realizzati grazie a un calzettino ripieno infilato sotto alle coperte prima del ritiro di due clienti, un tunisino e uno di Copparo. Ma a quel punto i carabinieri avevano ormai capito tutto.

Andrea Colombari