"Il Festival? Il coronamento di un sogno"

Il lughese Mauro ’Carlini’ Ferrara ha calcato il palco dell’Ariston con gli Extraliscio: "Così ho portato un pezzo di Romagna a Sanremo"

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Sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo ci è salito con il gruppo degli Extraliscio, per portare un po’ di Romagna al Festival della Canzone Italiana. Famoso come ’la voce di Romagna mia nel mondo’, nella sua lunga carriera da orchestrale il lughese Mauro ’Carlini’ Ferrara è stato un vero ambasciatore del liscio romagnolo, una tradizione popolare che resiste al tempo e guarda al futuro.

Come ci si sente ad essere la ’voce’ più conosciuta del liscio romagnolo?

"È un piacere immenso, ed è un onore essere d’esempio per tanti cantanti che si avvicinano al mondo della musica. Sono sempre stato considerato un cantante melodico all’italiana e ho avuto il privilegio di stare in due orchestre romagnole prestigiose, quella del maestro Vittorio Borghesi prima e poi quella di Raoul Casadei".

Come è iniziata la sua carriera di cantante d’orchestra?

"Mi è sempre piaciuto cantare, fin da bambino. Mia mamma, che si chiamava Angelina, era una bravissima cantante. Cantava in teatro ad Argenta, cantava le operette e faceva un po’ di lirica. Mi ha praticamente insegnato tutto. Prima sono entrato nella corale ’Giuseppe Verdi’ di Argenta e ho cominciato a cantare in un complesso a Campotto che si chiamava le ’Ombre Nere’. Poi, dopo aver preso parte a tantissimi concorsi, nel 1969 sono stato scelto come cantante dal maestro Vittorio Borghesi per la sua orchestra ed è cominciata la mia carriera artistica. Ho potuto lasciare il lavoro in fabbrica e ho cominciato a fare il cantante di professione".

Lei ha vissuto il periodo d’oro del liscio romagnolo: crede che sia una musica che può andare oltre i confini della Romagna?

"Direi proprio di sì. Con l’orchestra di Raoul Casadei abbiamo girato l’Europa: Svizzera, Spagna, Germania, Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda. Nel 1998 abbiamo rappresentato l’Italia al Sambodromo di Rio de Janeiro con il Carnevale di Cento di Ferrara. Ancora prima, nel 1994 siamo stati a New York per una tournée in cui abbiamo rallegrato e fatto cantare tanti italiani e non che erano lì. Anche per tutti questi viaggi Riccarda Casadei mi ha omaggiato come ‘la voce di Romagna mia nel mondo’. La musica per me non ha confini, può contaminarsi con qualsiasi altra. I nostri brani di liscio sono stati contaminati, sono diventati reggae, merengue".

Quale futuro vede per il liscio tradizionale?

"Vedo un bellissimo futuro. Per me questa musica continuerà nel tempo".

Com’è entrato a far parte degli Extraliscio?

"È stato Mirco Mariani a mettere in moto tutto quanto. Mirco ha conosciuto Riccarda Casadei e Moreno, con il quale condivido l’Orchestra Grande Evento, ed è nato Extraliscio, con la missione di portare questa musica ai giovani e di elevarla culturalmente".

Il Festival di Sanremo che esperienza è stata?

"È stata un’esperienza unica e bellissima. Fin da piccolo con mia mamma Angelina cantavamo le canzoni del festival in casa, ed è stato come coronare un sogno, davvero".

Un suo ricordo di Raoul Casadei?

"Di ricordi ne ho tanti. Per me è stato un grandissimo artista, amante della famiglia e persona sempre positiva. Il suo sorriso e le sue canzoni per me vivranno sempre nel tempo e non moriranno mai. Sono orgoglioso di aver lavorato con lui e di aver inciso per lui moltissimi brani di successo, che hanno fatto la storia della musica romagnola e italiana. Non era un cantante, era un poeta: per me è stato il Giovanni Pascoli della musica popolare. I suoi testi e le sue canzoni meravigliose rimarranno indelebili, scolpiti nel cuore mio e di tante persone".

Giulia Rossi