
Consigliere a 19 anni, poi assessore, segretario di partito e sindaco. Ambizioso e sempre con lo sguardo oltre i confini locali. .
Gli è riuscito anche l’ultimo dribbling, come al suo idolo Del Piero. E così Michele de Pascale ("mi raccomando, con la ‘d’ minuscola"), sale un altro gradino della scalinata che sognava fin da ragazzo, lui che di politica si è sempre nutrito. Il predestinato compie un altro passo verso i piani alti, come il palazzone della Regione in via Moro a Bologna. Perché lui ha sempre creduto nella politica, fin da quando a soli 19 anni divenne consigliere comunale nella sua Cervia. Era il 2004, una vita fa. Ma da allora non si è più fermato: nel 2011 assessore comunale e nel 2013 segretario provinciale dei Dem, una poltrona piazzata nel mezzo della stanza dei bottoni del comando del partitone. Rampante, guardava lontano e probabilmente nel 2015 sarebbe stato in corsa per uno scranno da parlamentare se il destino non avesse deciso diversamente. Con la morte improvvisa del candidato sindaco del Pd Enrico Liverani in un incidente, stesso destino al quale lui era miracolosamente scampato nel 2011, de Pascale si ritrovò improvvisamente in corsa per la fascia tricolore a Ravenna.
Sbaglia chi pensa che quella poi arrivata sia stata una vittoria scontata, come spesso capita da queste parti. Il candidato del centrodestra, Massimiliano Alberghini, lo costrinse al ballottaggio, e in tanti quella sera ricordano bene la faccia scura di de Pascale. Se la rossa Ravenna fosse capitolata, e non era mai successo, la sua carriera politica sarebbe sfiorita d’un colpo, anche se lui aveva appena trent’anni. Ma non accadde. Vittoria ai tempi supplementari, poi il primo mandato, non semplice. Perché lui, così giovane, non aveva ancora tanta esperienza. Ma de Pascale, piano piano, è diventato sempre più un punto di riferimento per il Pd al di là dei confini locali: da presidente della Provincia a presidente dell’Unione Province italiane. Nel primo mandato si è ritrovato ad affrontare lo stop alle trivellazioni in Adriatico, e a lungo si è speso per trovare una soluzione contestando la decisione romana che avrebbe messo in crisi il settore offshore ravennate e a ruota migliaia di famiglie. E lo fece attirandosi le ire, sempre rimaste vive, degli ambientalisti. E poi la pandemia, esplosa nel 2020.
Ma i problemi più grossi dovevano arrivare nel secondo quinquennio, destinato a rimanere incompleto, conquistato agevolmente nel 2021 con il 59,47% alle urne. E il riferimento è inevitabilmente alle alluvioni, con i sindaci di tutta la provincia disperati a bussare alla sua porta. Infine i problemi ai cantieri. De Pascale ha sempre creduto nelle grandi opere, per lasciare un segno, e quando il Pnrr ha messo in tavola i fondi per alimentarle lui ne ha varate il più possibile. Anche se i ritardi, per mille motivi, non sono certo mancati, a partire dai lavori del palasport, un vero tormentone. Ma intanto la sua visibilità cresceva.
"Accumula cariche perché punta a qualche incarico", sibilivano le cassandre dell’opposizione, e quando Bonaccini ha fatto capire di essere tentato da Bruxelles, è stato chiaro che per de Pascale era arrivato il momento di mettere a frutto gli sforzi spesi sul campo. "È difficile che accada..." mormorò al cronista in una mattina di primavera, all’ipotesi di una candidatura in Regione. Ma con un sorriso sornione fece capire che la via era tracciata. E lui era deciso a percorrerla. Fino in fondo.