Sembrava tutto fatto per la map, la messa alla prova. E invece nell’udienza di ieri mattina, quella nella quale il giudice avrebbe dovuto dichiarare l’estinzione del reato, è emerso che l’imputato - un 58enne residente a Ravenna, difeso dall’avvocato Valentina Valente del Foro di Milano e accusato di ben 23 imbrattamenti accertati a Lugo il 22 maggio 2019 - non ha svolto nemmeno un’ora dei lavori di pubblica utilità nel comune lughese previsti dal programma (300 ore di giardinaggio e altre mansioni). E ora così il processo continua: il giudice Michele Spina ha rinviato tutto a metà dicembre anticipando che per quella data il processo verrà definito.
Due le principali parti offese a ruolo: il Pd (rappresentato dall’avvocato Andrea Valentinotti) che non si è costituito ma che, come risarcimento, ha ottenuto il versamento di una somma di giustizia a un ente di beneficenza. E poi il Comune di Lugo tutelato dagli avvocati Lorenzo e Giacomo Valgimigli: si tratta della parte offesa più danneggiata dai contestati atti vandalici con quattro immobili colpiti. Il solo danno patrimoniale sostenuto dell’amministrazione locale per il rapido ripristino del decoro delle opere imbrattate, ammontava a più di 3.400 euro, senza contare poi il danno d’immagine. A fronte di ciò, l’imputato aveva offerto 600 euro: soldi trattenuti a titolo di mero acconto sul maggior danno per il quale il Comune si è riservato di agire in sede civile. Il giudice dell’epoca Natalia Finzi, aveva ritenuto congrua l’offerta ai fini dell’ammissione al beneficio della map, anche in ragione del risarcimento di altre parti offese. E aveva rinviato il processo all’udienza di ieri quando il nuovo difensore ha presentato istanza di revoca della map e ha chiesto un proscioglimento sulla base dell’articolo 129 del codice di procedura penale: ovvero in ogni momento del processo, il giudice, qualora riconosca che il fatto non sussiste o che l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato o è estinto o che manca una condizione di procedibilità, lo dichiara d’ufficio con sentenza. Secondo il legale, la motivazione di una simile scelta pesca nel provvedimento di archiviazione che ha riguardato i co-indagati.
Secondo i legali del Comune invece tale archiviazione verteva su profili esclusivamente soggettivi attinenti alla incerta individuazione degli indagati nelle videoriprese che immortalavano i raid vandalici. Argomentazione che invece per l’accusa non valeva per il 58enne la cui identificazione era apparsa certa fin dall’inizio dell’indagine. Il giudice si è riservato la decisione. La difesa dell’imputato ha inoltre chiesto in via subordinata di accedere a un abbreviato: rito che, in caso di condanna, comporta lo sconto di un terzo della pena.
Le scritte incriminate - bestemmie e insulti - se la prendevano perlopiù con Salvini e la Lega. Ma comparivano anche invettive contro il voto, il clero, banca Mediolanum, Croce Rossa. Oltre a immobili comunali e private, era stato imbrattato il monumento dedicato a Baracca, la sede della Cri, una filiale della cassa di Risparmio di Cento, la sede della banca Mediolanum, la Chiesa del Suffragio, un immobile della parocchia di San Francesco di Paola, un ufficio postale e persino un’ambulanza della Cri.
a.col.