In ricordo dello scomparso di Giantito Masetti

È scomparso in questi giorni Giantito Masetti, figura molto conosciuta in città. Nato a Ravenna nel 1937, frequentò il Liceo scientifico Oriani partecipando attivamente alla vita della scuola promuovendo i primi giornalini studenteschi (La fronda, E gnescol…). In gioventù praticò anche la scherma. Laureato in Economia, ha lavorato per molti anni nell’Ente Provinciale del Turismo. Masetti è stato anche fra i promotori della Società di studi ravennati, sodalizio del quale ricoprì la carica di segretario. Alla notizia della morte il neurochirurgo ravennate Arnaldo Benini, amico da sempre, ha inviato dalla Svizzera, dove risiede, questo ricordo dell’amico. “Con Giantito scompare per me ben più di un amico. È stato l’anima gemella degli anni del Liceo scientifico a Ravenna e dell’Università, che entrambi, in facoltà diverse, frequentammo a Firenze. Al liceo Giantito era un anno avanti a me, ma ci frequentavamo, perché leggevamo gli stessi libri (da restituire entro un mese, presi a prestito con una sola tessera, pagata per metà da ciascuno, alla Biblioteca Ponti, reparto di letteratura contemporanea della Classense), e coltivavamo le stesse illusioni e le incertezze politiche e culturali di quegli anni. Ci univa anche la passione per Benedetto Croce. Avevamo gli stessi denigratori, perché chi, fra i giovanissimi, leggeva molto era considerato dai coetanei un vanitoso e presuntuoso “intellettuale”. Di fronte a simili tristi figuri io me la prendevo molto più di lui, che mi sollecitava a lasciarli perdere. Eravamo fra i pochi ravennati, giovani e non più giovani, del partito Radicale, interprete affaticato del liberalismo progressista, che era stato alla base del disciolto Partito d’Azione. In Italia è sempre stata una posizione politica ultraminoritaria, e oggi ancor più di allora. E quindi ci trovavamo soprattutto fra di noi e pochi altri, a coltivare incertezze e delusioni. In seguito al mio trasferimento in Svizzera alla fine del 1964 i contatti si diradarono, ma erano intensi e affettuosi quando tornavo a Ravenna o Giantito con la moglie venivano a trovarmi a San Gallo. Fu il promotore e per anni “anima” della associazione cultu- rale ravennate italo-tedesca, che contribuì alla prima pubblicazione italiana, nel 2005, dell’autobiografia di Jakob Wassermann (“Il mio cammino di tedesco e di ebreo”) del 1921 e a quella del mio saggio in italiano e tedesco “Thomas Mann, Jakob Wassermann e la questione ebraica del 2010”.

Franco Gàbici