La ’Casa dello scampolo’ chiude i battenti

La titolare sta cercando di vendere i locali, in via Ponte Marino. L’attività è aperta da 56 anni: "Ma ora non c’è più futuro per questo lavoro"

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Beppina Bulgarelli aveva 19 anni la prima volta che entrò a lavorare nel negozio di via Ponte Marino, dopo l’apertura. La ’Casa dello scampolo’ allora era una realtà nuova, in concorrenza con altri negozi analoghi in centro. Era il 1966 e Bulgarelli, che aveva iniziato a lavorare già a 1314 anni nella bancarella al mercato dei genitori, avrebbe preferito fare altro: le piacevano il disegno e la ceramica. Ma alla fine in quel negozio ha trovato una passione andata avanti per 56 anni: fino a oggi, appunto, che la ’Casa dello scampolo’ in via Ponte Marino si prepara a chiudere i battenti con l’intenzione di vendere i locali. "Ma ora sono stanca – racconta –. Ho 74 anni e ho mal di schiena e alle gambe. E poi tutta questa tecnologia: la pec, il registro elettronico con cui mi collego all’Agenzia delle entrate tutte le sere. Faccio una gran fatica". La pandemia ha cambiato il settore: "Molte fabbriche di tessuti hanno chiuso, le altre non tengono più ampi magazzini pieni di stoffe e per rifornirsi bisogna fare giri infiniti – prosegue –. Una volta arrivava il rappresentante e ordinavi ciò che ti serviva e ti arrivava in negozio. Per giunta a livello di prezzi tutto è aumentato, e di parecchio. Non ce la faccio più, starò a casa a fare la nonna".

L’attività avvierà la liquidazione della merce dal 5 settembre, e la porterà avanti per i 3 mesi successivi. A inizio dicembre Bulgarelli chiuderà i battenti: "Ma se esaurisco prima le stoffe, anche prima – aggiunge –. Le clienti? Dispiaciute, io sono qui da una vita". I locali sono in vendita, ma non l’attività di rivendita di stoffe.

I primi proprietari della ’Casa dello scampolo’ furono i genitori di Bulgarelli, Ulisse Bulgarelli e Maria Antonietta Rossi. La loro foto dietro al bancone, scattata poco dopo l’apertura, è appesa nel negozio. Ulisse Bulgarelli aveva anche una bancarella di camicie al mercato. "Ed era molto conosciuto – racconta Beppina Bulgarelli –. All’inizio però il negozio lo gestivamo io e mia nonna, Luigia Morigi, mentre i miei genitori portavano avanti la bancarella al mercato. Solo in seguito vennero a lavorare qui con me". Negli anni Beppina Bulgarelli è diventata mamma e nonna, ma i due figli e i numerosi nipoti hanno scelto strade diverse. Oggi spesso in negozio con lei, a tenerle compagnia mentre serve le clienti, c’è il marito Vincenzo Porfiri.

"Il mondo è cambiato, non c’è futuro per questo lavoro – prosegue Bulgarelli –. Io ora lavoro un po’ con le riparazioni e con la clientela più affezionata, ma non c’è più la cultura di comprare la stoffa di buona qualità e andare dalla sarta. Oggi i vestiti si acquistano usa e getta, la stagione dopo già vengono buttati. Vendono bene anche le stoffe romagnole, i turisti che passano le prendono come souvenir. E pensare che negli ultimi 15 anni ho ricevuto 23 offerte faraoniche per chiudere e vendere, ma io non volevo. Dicevo: ’E dopo cosa faccio?’. Ora è cambiato tutto e la pandemia ci ha dato il colpo di grazia".

Sara Servadei