La denuncia per maltrattamenti archiviata

L’accusa verso l’ex marito era stata ritenuta non sussistente. La donna segnalò anche un gps messo sotto la sua auto

Nessun segno di effrazione, nessun disordine particolare e, a una prima analisi, nessun oggetto mancante. La pista di un eventuale occasionale ladro, già al lumicino nelle prime fasi dell’inchiesta sulla morte della 46enne Ilenia Fabbri, appare avere perso ulteriormente quota dopo gli ultimi sopralluoghi della polizia Scientifica. Gli investigatori della squadra Mobile ravennate, parallelamente alla ricerca di nuovi elementi, stanno vagliando le dichiarazioni rese dai quattro principali testimoni a partire dal momento in cui – erano circa le 6 – la ragazza ospite nell’appartamento, dopo essersi barricata in camera ha telefonato all’amica perché spaventata da grida. In quel momento la figlia della 46enne, che abitava con la madre, si trovava con il padre – ex marito della defunta – in viaggio verso Milano dove avrebbero dovuto ritirare una vettura. Ed è stata lei a chiamare la polizia temendo un furto: al loro arrivo, gli agenti di una Volante del locale Commissariato, hanno trovato la porta del garage aperta. E, di lì a poco, si sono imbattuti nel corpo della 46enne - già vestita sebbene l’orario - in una pozza di sangue. Padre e figlia, che erano partiti sulle 5-30-5.45, sono tornati subito in città mentre il nuovo compagno è stato rintracciato dopo alcune ore. Tutti si sono detti sconvolti ed estranei all’accaduto. Le verifiche degli inquirenti, anche attraverso le testimonianze di amiche e vicini, puntano inoltre a scandagliare la natura delle relazioni tra la vittima e le persone che frequentava, a partire dall’ex marito.

La 46enne, che lavorava in una concessionaria di Imola, nel 2018 si era separata dall’uomo, titolare di una officina di Faenza nella quale la donna aveva lavorato come segretaria: una separazione tumultuosa segnata da un contezioso patrimoniale concentratosi sull’abitazione di via Corbara. Dalle verifiche è emerso che lei nel 2017 aveva denunciato l’allora compagno per maltrattamenti: la donna aveva riferito a suo tempo di maltrattamenti di natura psicologica che sarebbero consistiti perlopiù in una difficoltà di accesso alle risorse pecuniarie. In quel contesto, lei aveva pure riferito di una presunta aggressione con mani al collo e minacce pesanti. L’intero fascicolo era stato archiviato: sotto il profilo penale, l’accusa di maltrattamenti era stata ritenuta non sussistente. In ogni modo, in quel contesto la 46enne aveva anche segnalato un gps che secondo lei, l’allora marito le aveva appiccicato sotto alla vettura per controllare se si vedesse con un altro uomo: si tratta di un amico della donna che vive all’estero e che dunque è estraneo al suo omicidio.

a.col.