La spunta il Bbk contro le Entrate Caso Mib, annullati accertamenti allo stabilimento per 350mila euro

È la cifra che avrebbe dovuto pagare tra imposte e sanzioni, ma la corte di giustizia tributaria ha accolto tre ricorsi della srl, condannando l’agenzia a pagare le spese di giudizio.

La spunta il Bbk contro le Entrate  Caso Mib, annullati accertamenti  allo stabilimento per 350mila euro

La spunta il Bbk contro le Entrate Caso Mib, annullati accertamenti allo stabilimento per 350mila euro

Tra imposte e sanzioni, per il periodo che va dal 2016 al 2018 avrebbe dovuto pagare oltre 350 mila euro. E invece la corte di giustizia tributaria di Ravenna, attraverso altrettante sentenze appena pubblicate, ha accolto i tre ricorsi della Bbk srl condannando peraltro l’agenzia delle Entrate a pagare le spese di giudizio. Il collegio, presieduto dal giudice Pietro Cotignola, ha tra le altre cose applicato quello che viene indicato come principio di neutralità dell’Iva facendo prevalere l’orientamento della comunità europea, così come chiedeva la difesa: ovvero se non c’è stato danno erariale perché l’Iva è stata versata - anche se per prestazioni diverse da quelle descritte in fattura -, allora non si può continuare a reclamarla al contribuente. Perdipiù, secondo quanto lamentato nei ricorsi dell’avvocato Luca Bellini per conto della Bbk, in questo caso le sanzioni si erano sestuplicate.

La vicenda si inserisce nel solco delle verifiche sulla Mib Service, la società di servizi che aveva stipulato contratti sulla manodopera con numerose aziende ravennati (e non) poi finite nei guai nell’ambito di un procedimento penale aperto a vario titolo per frode, uso (o emissione) di fatture per operazioni inesistenti e altre ipotesi di reato (si è in attesa dell’udienza preliminare).

Davanti alla giustizia tributaria, Bbk aveva insistito sulla genuinità dell’appalto ‘labour intensive’’ – cioè caratterizzato dalla prevalenza delle prestazioni lavorative – e quindi sulla possibilità di detrarre l’Iva, peraltro pagata dalla srl e versata da Mib (fatto quest’ultimo mai contestato). Sul punto, erano stati citati i principi sovranazionali di neutralità dell’Iva individuati dalla corte di Giustizia del Lussemburgo e da quella di Strasburgo: una situazione che vede poche eccezioni tra cui casi di frode diretta all’evasione dell’imposta; o prestazioni senza equivalenti leciti come ad esempio possono essere la corruzione o il traffico di droga. Come dire che se il gettito fiscale non era stato toccato, allora erano ingiustificati i carichi sanzionatori eccessivi che si andavano poi ad aggiungere alle sanzioni amministrative e a quelle penali (vedi confisca per equivalente). Le Entrate avevano invece chiesto il rigetto dei ricorsi argomentando la loro infondatezza “sia in fatto che in diritto”.

Nelle sentenze, a firma del giudice relatore Filippo Ricci, si dà atto che è “pacifico l’assolvimento e il versamento dell’Iva”. Ovvero sia Bbk che Mib, quest’ultima più di recente dichiarata fallita, erano “realmente esistenti e operanti in regolarità fiscale”. La contestazione deriva dal fatto che la “società appaltatrice abbia svolto una prestazione diversa da quella descritta nelle fatture emesse, ricevute e contabilizzate”. E cioè che “non abbia eseguito un appalto di servizi, ma si sia limitata a rifornire mere prestazioni lavorative senza essere autorizzata alla somministrazione di lavoratori”. Comunque sia, “nell’appalto labour intensive non genuino, la descrizione in fattura di una prestazione diversa da quella realmente eseguita, rimane circoscritta alla violazione di norme” che prevedono “una sanzione penale contravvenzionale”. Ma se il servizio prestato è equivalente alla somministrazione regolare, “non si è fuori dal campo dell’applicazione dell’Iva”.

In via incidentale, nella sentenza è stato fatto riferimento anche al certificato dell’università di Pavia che aveva dichiarato “conforme” il contratto d’appalto: ciò “vale a disvelare la debolezza degli elementi di prova della pretesa tributaria” il cui fondamento – per i giudici – “risulta complessivamente incerto e ambiguo”.

Andrea Colombari