"Lavori al teatro, il Comune risarcisca la ditta"

Lugo, i giudici del Tar hanno condannato anche l’Unione a pagare i danni all’azienda che doveva subentrare nell’appalto

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C’è un primo danno legato all’elusione della prima sentenza pronunciata sul caso. E c’è un secondo danno legato al nome della società rimasta fuori dall’appalto la quale nel proprio curriculum dovrà così rinunciare a una voce molto importante: il “valore culturale del teatro Rossini”. In totale fanno circa 19.300 euro a cui si vanno a sommare altri 3 mila euro di spese di lite. È quanto – ha stabilito il Tar di Bologna - dovranno sborsare in solido il Comune di Lugo e l’Unione del Comuni della Bassa Romagna per quanto accaduto nell’aggiudicazione dell’appalto ‘opere relative alle torre scenica, sipario e tendaggi del teatro comunale Gioacchino Rossini’. Una vicenda davvero singolare se si pensa che in una manciata di mesi ha offerto il contesto a due diverse sentenze amministrative, entrambe di medesimo segno: ovvero a favore della Linea Gobbato snc, la società esclusa.

La prima sentenza, passata in giudicato, porta la data del 15 febbraio. In quella i giudici bolognesi avevano stabilito che il ricorso della Gobbato su un lamentato vizio contrattuale era fondato e andava accolto: uguale ad annullamento dell’aggiudicazione dei lavori. E dunque alla ditta incaricata – la Tre Ti srl – doveva subentrare quella che si trovava al secondo posto della classifica, la Gobbato appunto, con “salvezza delle prestazioni contrattuali effettuate” fino al giorno di pubblicazione della sentenza. L’intesa tra amministrazione locale e Gobbato però non era arrivata: e così la snc si è poi rivolta nuovamente al Tar lamentando l’inottemperanza della prima sentenza e chiedendo il risarcimento dei danni. In sintesi, secondo la Gobbato il comportamento dell’amministrazione avrebbe avuto un “effetto elusivo del diritto a eseguire la totalità del contratto”: da qui la richiesta di un danno da mancato utile di circa 82.500 euro oltre a un danno al curriculum. Da parte loro Comune e Unione hanno invece assicurato di essersi attivati immediatamente per “favorire il subentro” della società: ma che ciò era stato “negato solamente per le prestazioni contrattuali già eseguite da Tre Ti”.

La corte bolognese, presieduta dal giudice Andrea Migliozzi, nella sentenza da poco pubblicata, ha rilevato che il 23 febbraio l’amministrazione comunale, in chiave avvicendamento tra ditte, aveva trasmesso alla Gobbato la stima dei lavori residui di competenza pari a 45 mila euro. L’appalto – prosegue la sentenza – aveva importo complessivo a base d’asta di 400 mila euro: somma sulla quale incidono più che altro le forniture (vedi torre scenica, sipario, tendaggi) dato che la manodopera si limita a un 20% circa. Su questo fronte i giudici hanno sottolineato che per “l’esecuzione di un contatto d’appalto” si deve fare riferimento solo alla “materiale e concreta realizzazione dei lavori e consegna delle forniture”. Sono cioè irrilevanti “gli impegni assunti con sub-appaltatori o sub-fornitori”. Premessa che ha portato il Tar a una conclusione netta: “I comportamenti dell’amministrazione in seguito alla pubblicazione della prima sentenza risultano effettivamente elusivi”. Nel nostro caso “la stazione appaltante, pur attivandosi immediatamente per il subentro” della Gobbato, “ha preteso di considerare come già eseguite prestazioni tuttalpiù di mera attività preparatoria”. E in questo modo “ha ridotto sensibilmente il diritto al subentro ai soli interventi di manodopera” pari a 45 mila euro. E se per quanto riguarda il “mancato utile contrattuale”, i giudici non lo hanno ritenuto provato, resta “innegabile l’esistenza di un danno subito” dalla Linea Gobbato rimasta fuori dal blasonato teatro Rossini.

Andrea Colombari