Reddito cittadinanza Ravenna, prendono il sussidio ma lavorano in nero

Un contratto di finto appalto di servizi intercettato dai carabinieri: sanzioni per 50mila euro

Sul caso ha indagato il nucleo carabinieri ispettorato lavoro

Sul caso ha indagato il nucleo carabinieri ispettorato lavoro

Ravenna, 29 gennaio 2020 - Percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza e l’indennità di disoccupazione ma lavoravano in nero all’interno di una struttura residenziale per anziani, nell’ambito di un contratto di finto appalto di servizi che nei fatti serviva solo a somministrare manodopera e ad eludere i contributi.

AGGIORNAMENTO Reddito di cittadinanza, lo incassava ma lavorava in nero

Il meccanismo è stato intercettato dal nucleo carabinieri ispettorato lavoro di Ravenna e da funzionari ispettivi della sede Inps di Ravenna: le indagini sono durate cinque mesi, con un periodo di circa due anni sotto la lente, da febbraio 2018 a dicembre 2019. Dagli accertamenti è emerso che una società di servizi, con sede a Roma, aveva stipulato con una casa di riposo per anziani del ravenante, un artificioso contratto di appalto per servizi, che nel concreto consentiva all’impresa di fornire manodopera irregolare alla casa di riposo.

Dalle indagini è emerso che l’impresa contraente reclutava il personale che veniva inviato, con mansioni di operatore socio sanitario, presso la casa di riposo e per alcuni lavoratori non venivano nemmeno fatte le assunzioni. Dagli sviluppi investigativi, si è potuto anche accertare che due lavoratori in nero percepivano indebitamente, in un caso, il reddito di cittadinanza per un importo di 4.323 euro e, nell’altro caso, l’ indennità di disoccupazione pari a 1.010 euro . Il meccanismo, che è stato scoperto dagli ispettori, consentiva alle imprese non solo di eludere la contribuzione obbligatoria, ma anche le norme sulla salute e sicurezza.

Alla ditta utilizzatrice sono state comminate sanzioni amministrative per un importo totale di circa 50mila euro , contestate ammende per oltre 10mila euro e sono stati recuperati contributi pari a circa 45mila euro , mentre alla ditta somministratrice sono state comminate sanzioni amministrative per un importo di circa 10mila euro e contestate ammende per circa 2mila euro. Infine, i trasgressori sono stati deferiti alle autorità.