Mi hanno già rubato la bicicletta cinque volte Cosa devo fare?

Chi non ha visto almeno una volta ‘Ladri di biciclette’, uno dei film più significativi del neorealismo, di genere drammatico del 1948, diretto da Vittorio De Sica, con Lamberto Maggiorani e Enzo Staiola? Il film è ambientato nella Roma dell’immediato Dopoguerra, in clima di ricostruzione e dove la povertà se non la miseria divorava gran parte delle famiglie e con essa, la ricerca di un lavoro che potesse garantire un minimo di sussistenza.

Pensavo che quel tempo fosse una parentesi ormai chiusa, e invece ho dovuto ricredermi – ahimè che ingenuità – vedendo che la storia dei furti di biciclette si ripete, anzi direi con più veemenza ed insistenza anche nella nostra città di Ravenna. Si sa che qui in Romagna, specie in pianura la bicicletta per noi è il cavallo quotidiano di battaglia, e molti turisti di altre nazioni rimangono ammirati nel vedere quale uso noi ne facciamo. C’è da dire inoltre che personaggi come Olindo Guerrini, alias Stecchetti riservi gran parte dei suoi sonetti nel raccontare ’È viaz’ (il viaggio) che Pulinera fa con gli amici in alta Italia, fra burle, mangiate, abbuffate, e meraviglie. Ma soprattutto il faentino Alfredo Oriani, scrittore e intellettuale di grande spessore nella letteratura di inizio Novecento, è da considerarsi il primo randagio della storia della bici, precursore delle imprese ciclistiche e delle randonnées. La bicicletta racchiude in sé tanti significati, che vanno dal rifiuto della modernità per qualcuno, al bisogno di libertà, e magari può essere anche simbolo della emancipazione femminile.

Molti la usano perché sono contro il riscaldamento globale, o quant’altro, comunque c’è da dire che per chi si muove in città è davvero provvidenziale e pratica. Ma ritornando alla nostra Ravenna, dopo aver personalmente subìto in trent’anni cinque furti di bicicletta, e qualcuno potrebbe dirmi: "brêv e’ cvaion"(bravo il coglione), ho potuto appurare come sia un fatto abbastanza diffuso, direi normale, come bersi un caffè, o mangiare una piadina. Certi raid avvengono principalmente di notte, quando i ladri con robuste tenaglie tagliano catena o lucchetto che sia, e caricano le bici, non si sa per dove. Come si evince da quanto ho riferito, legarle ad un palo serve poco, e allora che fare? Comprarne un’altra per la gioia dei meccanici o negozi adibiti alla vendita, e attendere il prossimo furto? Non voglio dormire con la bicicletta; ho già due gatte ai piedi del letto.

Nevio Spadoni