REDAZIONE RAVENNA

Mio nonno e mia madre salvarono dai tedeschi la famiglia Vita di Russi

La lettera: desidero far conoscere la storia di Giovanni e Lea Zannoni, mio nonno e mia madre, parte attiva per la salvezza...

Desidero far conoscere la storia di Giovanni e Lea Zannoni, mio nonno e mia madre, parte attiva per la salvezza della famiglia Vita che era composta da sette persone. Mia madre (nata nel (1924) fin dall’età di 14i anni faceva la commessa nel negozio che la famiglia Vita possedeva a Bagnacavallo, oltre ad un altro negozio a Russi, dove vivevano. Allo scoppio della guerra e a seguito delle leggi razziali il nonno si offrì di nascondere i Vita a casa propria. Faceva il facchino presso la stazione ferroviaria di Bagnacavallo e con i proventi della sua professione oltre a quel poco che guadagnava mia madre, manteneva una famiglia di sei persone.

Naturalmente, per non destare sospetti, quando faceva la spesa cercava di acquistare sempre lo stesso quantitativo di cibo che acquistava prima dell’arrivo dei Vita. La famiglia Vita rimase ospite per circa sei mesi. Il nonno aveva costruito nel solaio di casa una specie di rifugio, un buco nella catasta di legna, e quando sentivano suonare alla porta i Vita andavano a nascondersi là. I bambini (fratello e sorella di mia madre) coprivano il buco con fascine di legna, sacchi di segatura, stracci e cose simili. Visto che il nonno era amico di tutti un giorno fu avvicinato da un fascista che lo avvertì che circolava voce che a casa sua potevano essere nascosti i Vita. Dopo poco tempo venne avvicinato da un carabiniere di stanza a Russi, ma trasferito per un breve periodo a Bagnacavallo in sostituzione di un collega, che lo avvertì di un possibile rastrellamento dei tedeschi. A quel punto decise di trasferire la famiglia Vita a Masiera. A suo rischio e pericolo li trasportò, nottetempo, ad uno ad uno con la sua bicicletta a Masiera presso la canonica del parroco, Don Minghetti, che già ospitava delle persone, pensando che fosse un rifugio più sicuro. Dopo pochi giorni una pattuglia di SS eseguì una perquisizione a casa di mio nonno, alla ricerca dei Vita. Lo spavento fu grandissimo quando i soldati estrassero le baionette e le infilarono nella catasta di legna. Ogni giorno mia madre si recava a Masiera portando ai Vita viveri e l’incasso del negozio cambiando sempre strada per non essere fermata dalle pattuglie. I Vita avevano un negozio anche a Russi e una volta la settimana, in bicicletta vi si recava per dare un aiuto. Il 21 dicembre 1945 Bagnacavallo venne liberata. Mia madre per diverso tempo ha cercato i contatti per potere avere un riconoscimento per ciò che aveva fatto senza trovare riscontri. Da parte mia, dal 2013 ho avviato dei contatti con il mondo ebraico senza ottenere nessun risultato.

Gianni Bracci