REDAZIONE RAVENNA

"Nel 2024 sforamenti appena entro il limite"

Arpae: "Sono stati 34 contro le 35 consentite". La situazione resta complessa

In zona rossa, anzi no: Arpae invita alla cautela davanti alle 37 giornate di superamenti della quota limite giornaliera di Pm10 registrate a Ravenna nel 2024, due tacche in più del massimo posto a 35 giornate all’anno. "In tre di quelle giornate i superamenti della quota di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10 furono causati da un saharian dust, cioè da una tempesta che portò su questa parte di territorio, in particolare in primavera, ampie concentrazioni di sabbia provenienti dal Nordafrica", segnala Vanes Poluzzi di Arpae.

Il 2024 insomma, contrariamente a molte delle annate precedenti – 2022, 2019, 2017 e 2015 (2020 e 2021 fanno storia a sé in quanto caratterizzati dai lockdown) – riuscirebbe a evitare il marchio di annata nera sotto il fronte delle qualità dell’aria. Le 34 giornate rimaste di un soffio sotto la fatidica ‘quota 35’ potrebbero tuttavia essere una vittoria di Pirro: nel 2030 entreranno in vigore i nuovi limiti imposti dalla Direttiva europea sulla qualità dell’aria, restrittivi sul fronte sia delle Pm2.5 che delle Pm10, con soglie da non superare molto più rigorose – per le Pm10 il limite sarà posto a 20 microgrammi per metro cubo come media annuale, per le Pm 2.5 addirittura a 10 microgrammi per metro cubo come media sui dodici mesi. Più in generale, il 2024 si è chiuso con massicci superamenti delle quote di legge anche sul fronte della concentrazione di ozono – elemento dannoso sia per l’uomo che per la vegetazione: a Ravenna, così come a Cervia e a Faenza, le concentrazioni sono andate oltre il limite posto a 120 microgrammi per metro cubo (calcolato come massima delle medie mobili su 8 ore), da non superare per 25 volte all’anno come media sui tre anni. Ravenna è in buona, anzi in cattiva compagnia: delle 98 città analizzate nel suo report annuale Mal’Aria, evidenzia Legambiente, "solo trenta attualmente rispettano quelli che saranno i nuovi limiti previsti al 2030 per quanto riguarda le Pm10, e solo quattordici su ottantasette rispettano il valore previsto al 2030 per le Pm 2.5 dalla nuova direttiva". Valori che, a distanza di appena cinque anni dal 2030, appaiono complicatissimi da raggiungere.

L’allarme è rosso in particolare per quelle parti di territorio ravennate attenzionate con sistemi di monitoraggio specifici: quella deputata a misurare la qualità dell’aria nella zona portuale ha infatti registrato addirittura 69 giornate oltre i limiti di legge, ben al di là di qualunque sforamento imputabile a sabbie sahariane. Una porzione di città dove, paradossalmente, vedrà presto la luce la lottizzazione da sei ettari, compresa tra via Europa, via Destra Canale Molinetto e lo scolo Lama, la quale già ha fatto piovere su Ravenna gli strali dell’Ispra, che l’ha incoronata quale capitale italiana del cemento, seconda solo al comune cagliaritano di Uta. È facile immaginare che nel 2030 – salvo sconvolgimenti – difficilmente la qualità dell’aria nella zona del Pala de André possa migliorare in maniera così macroscopica.

f.d.