"Covid, mia figlia neonata positiva: un incubo. Ora finito"

La piccola Giada a soli venti giorni contrasse il Coronavirus durante la prima ondata. La mamma: "Fu dura, adesso guardiamo avanti"

Mamma Silvia Liverani con la sua piccola

Mamma Silvia Liverani con la sua piccola

Ravenna, 24 febbraio 2021 - Il marito ricoverato per il Covid, la piccola di 20 giorni contagiata. Un anno fa Silvia Liverani si aspettava di vivere i giorni più belli dopo la nascita della sua seconda figlia Giada, ma il virus ha stravolto le cose. Per fortuna tutto si è concluso nel migliore dei modi. Ripercorriamo quei giorni.

Innanzitutto, quando è nata Giada? "Il 25 febbraio 2020, era un parto programmato. Sono andata in ospedale il 24, e già mi fecero mettere la mascherina perché la pandemia era nell’aria. Erano i giorni dei supermercati razziati, e per fortuna avevamo fatto scorta di latte in polvere".

C’erano già delle restrizioni in reparto? "Sì, potevano entrare solo mio marito e pochi parenti stretti in orari prestabiliti. Il parto comunque andò benissimo".

Quando è iniziato l’incubo? "Il 9 marzo mio marito ha iniziato ad avere i primi sintomi. Aveva la febbre, è anche svenuto in bagno. Fa il dentista e un collega del suo stesso studio ha iniziato ad avere gli stessi sintomi negli stessi giorni. Mio marito ha iniziato a indossare la mascherina in casa e a dormire sul divano, ma in casa c’eravamo comunque io, la piccola e nostra figlia di 6 anni: l’isolamento era difficile".

Quando ha avuto conferma che fosse proprio Coronavirus? "All’inizio pensavamo che fosse influenza, ma la febbre non passava. Dopo un paio di giorni nel dubbio si è chiuso in una stanza. Contattare l’Igiene pubblica era difficile: ho chiamato, detto che ero sola a casa con due bambine piccole e con mio marito che stava sempre peggio, ma loro mi hanno detto che c’era una lista d’attesa. È stata moltodura".

Suo marito invece è stato ricoverato? "Sì, domenica 15 marzo. A quel punto è stato sottoposto a tampone e risultato positivo. Lunedì mi hanno detto che aveva una polmonite profonda e che stavano valutando se metterlo in Terapia intensiva".

Quando si è accorta che anche la piccola Giada era positiva? "Due giorni dopo il ricovero di mio marito ha iniziato a tossire. Ho chiamato la pediatra, la dottoressa Ravaioli, che è stata fantastica e che mi ha detto di andare in ospedale. Ho portato la mia figlia più grande dai nonni e sono stata due notti in Pediatria con la piccola".

Immagino la preoccupazione.

"Parecchia. Mio marito non dava notizie e avevo paura anche per la piccola, perché una polmonite grave può essere anche letale in una neonata. Siamo state due notti in ospedale, in Pediatria, ma per fortuna non aveva problemi a bronchi e polmoni. Ha avuto solo un po’ di febbre, 37,3 la prima sera".

Cosa ricorda di quelle due notti? "La piccola era la sorvegliata speciale, io non dormivo e ogni 10 minuti la attaccavo al saturimetro. Infermiere e medici cercavano di entrare il meno possibile perché dovevano cambiarsi da capo a piedi, e spesso mi telefonavano per gli aggiornamenti".

E poi è tornata a casa? "Sì, e per fortuna che avevo fatto la scorta della spesa perché sono stata per più di un mese da sola con la piccola. La mia figlia più grande è stata 40 giorni dai nonni: è stato un trauma anche per lei".

E suo marito? "È tornato negativo il 21 maggio, è stata dura. E purtroppo il collega che si era ammalato con lui non ce l’ha fatta".

Lei Silvia invece si è ammalata? "Non lo so, mi è stato fatto un tampone solo a maggio che è risultato negativo. Chissà se a marzo l’ho avuto".

Nella vostra famiglia tutto si è risolto per il meglio. "Sì. Quello che ho capito è che il Covid è una malattia che ti fa sentire molto sola".