ANDREA COLOMBARI
Cronaca

"Non la speronò con l’intenzione di ucciderla"

Il perito riscrive l’impatto costato l’arresto al marito nel Faentino. L’uomo, inseguendola per un chiarimento, buttò fuori strada la moglie

I carabinieri hanno fatto approfondimenti sulla vicenda

I carabinieri hanno fatto approfondimenti sulla vicenda

Il marito che sperona la moglie con l’intenzione, secondo l’accusa, di mandarla fuori strada per ucciderla. Una interpretazione che aveva prodotto una logica conseguenza: un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio aggravato. Ieri mattina l’ingegnere Jerri Mancini, consulente tecnico incaricato dal tribunale di Ravenna per fare luce sull’accaduto, davanti alle parti e al gip Janos Barlotti ha escluso tale scenario. "Eventuali intenti lesivi se non addirittura omicidiari – si legge nelle conclusioni della sua analisi cinematica – avrebbero avuto a contorno una dinamica più violenta e aggressiva" con "forze di impatto ben superiori tra i veicoli" e con "velocità di marcia ben maggiori".

Affermazioni a suo avviso corroborate dalla strada in quel punto: "Priva di fossati o dirupi pericolosi" ma fiancheggiata "da un terrapieno in grado di trattenere fuoriuscite". Come era avvenuto in quel 19 gennaio scorso quando, nel pomeriggio, sulla strada tra Sarna e Brisighella, l’uomo, un 48enne tecnico impiantista del comprensorio faentino, dopo avere tallonato la moglie – una ultratrentenne tutelata dall’avvocato Laerte Cenni – l’aveva sorpassata e speronata facendola finire fuori strada e a sua volta finendo fuori strada. Movente delineato dagli inquirenti: una ritorsione nel contesto di un rapporto altalenante. Quindi aveva chiamato 118 e carroattrezzi; poi aveva accompagnato la consorte in ospedale (per lei prognosi di cinque giorni). L’uomo, difeso dagli avvocati Lorenzo Valgimigli, Alice Rondinini ed Elena Bianconcini, dopo un periodo in carcere, era finito in una comunità di Saludecio.

Secondo l’esperto individuato dal gip, lo schianto era stato determinato da due eventi concomitanti: il tentativo di fermare la vettura della donna "con un deleterio effetto ostruttivo". E lo spostamento della consorte "verso il margine destro della carreggiata per sottrarsi al contatto".

In definitiva, scartati altri scenari, il perito ha trattato l’evento come un semplice sinistro stradale nel contesto del quale l’uomo aveva effettuato "una manovra maldestra di avvicinamento e superamento" dell’auto della moglie. E le conseguenze "appaiono legate non tanto alla velocità dei due veicoli, quanto a una errata valutazione di entrambi dei reciproci comportamenti" oltre che "dalla condotta di guida pericolosa e superficiale" dell’uomo il quale "non ha percepito le insidie della manovra che stava compiendo". Conclusioni che vanno verso quanto sostenuto a suo tempo dall’indagato: ovvero che avrebbe voluto solo fermare la donna per parlarle. E così, dopo averle invano fatto segno da dietro con gli abbaglianti, aveva pensato di sorpassarla per piazzarsi davanti finendo però con l’urtarla. Il legale di parte offesa, tramite diverse domande mirate, ha invece provato a riportare la questione a quel giorno: al pericoloso inseguimento su una strada di campagna da parte di un uomo arrabbiato che, se lo avesse voluto, avrebbe a suo avviso avuto tempo e spazio solo per fermare la donna senza speronarla.

Andrea Colombari