"Non vogliamo che gli abusi siano impuniti" In diocesi centro di ascolto per i minori

Il vescovo Ghizzoni: "L’obiettivo è reagire a eventuali soprusi. Vogliamo creare gli strumenti per proteggere i più piccoli dalla trappola di chi soffre di questo problema gravissimo, di chi sente attrazione verso di loro"

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Un centro d’ascolto dove poter segnalare abusi subiti da minori in ambito ecclesiale e un coordinamento che si occupi di formazione e prevenzione. E’ stato l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, che è presidente del Servizio nazionale della Cei nato per tutelare i minori, a illustrare la nascita anche a Ravenna, di una realtà che rappresenta una vera svolta all’interno della chiesa.

"L’obiettivo - ha spiegato Ghizzoni - è reagire a eventuali abusi e allo stesso tempo creare gli strumenti per proteggere i minori dalla trappola di chi soffre di questo problema gravissimo, di chi sente attrazione verso i più piccoli, nei confronti dei quali esercita abuso di potere e sessuale. Quindi formare tutti coloro che all’interno della Diocesi si occupano di bambini".

Il nuovo servizio è un organismo pastorale della Diocesi e ha come referente Annalisa Marinoni, medico e psicoterapeuta. "Parlare di abuso, fenomeno complesso che secondo alcune ricerche più accreditate colpisce un bambino su cinque – ha spiegato la referente del servizio –, significa anche creare le condizioni perché i nostri ambienti siano luoghi sicuri e costruire reti di collaborazione per diffondere una cultura del rispetto all’interno delle relazioni educative".

Chi vuole segnalare abusi subiti, anche in passato, può contattare Maria Teresa Fabbri, consulente familiare e addetta all’ascolto. Il numero 351 6106091 è attivo il lunedì dalle 9 alle 11 e giovedì dalle 15.30 alle 17.30, si può anche scrivere alla mail tutelaminori.ascolto@diocesiravennacervia.it.

"Se si ritiene ci siano elementi per andare avanti - ha continuato l’arcivescovo - incoraggiamo la persona che si è rivolta a noi a sporgere denuncia, e quando possibile siamo noi stessi a fare un esposto alla magistratura, o cerchiamo di avviare un percorso di aiuto. Il centro di ascolto è il primo approccio, durante il quale dare risposte concrete. Per questo è fondamentale la collaborazione con magistratura e servizi sociali ai quali non possiamo e non vogliamo certo sostituirci".

Il coordinamento per la formazione è formato invece da persone competenti che progetteranno percorsi e iniziative di informazione, formazione e prevenzione degli abusi negli ambienti ecclesiali. Sono don Federico Emaldi, rettore del seminario, Rita Ghetti, educatrice al centro di Salute mentale, Fabiola Ruffato, operatrice della comunità progetto uomo del Ceis, Daniela Verlicchi, direttore di Risveglio Duemila, Milena Pantaleo, assistente sociale dell’area minori. Ci sono già stati due momenti formativi che hanno coinvolto i sacerdoti, tenuti da padre Amedeo Cencini e Anna Deodato, tra i massimi esperti del tema in Italia, a gennaio partirà un corso per i catechisti delle parrocchie, mentre un altro percorso dedicato ai giovani è in programma per i prossimi mesi.

"Lo scorso anno - ha concluso l’arcivescovo Ghizzoni - con un documento il Papa stabiliva che ogni diocesi avrebbe dovuto creare al suo interno un servizio come questo e nella nostra regione lo hanno fatto tutte. Noi vescovi ci siamo assunti una responsabilità precisa, quella cioè di denunciare e di intervenire nel caso di abusi in ambito ecclesiale. Non vogliamo che gli abusi restino impuniti e la chiesa si è resa conto che la linea seguita fino ad ora, i provvedimenti interni, i trasferimenti, non hanno sortito effetti. Vogliamo iniziare a costruire nelle nostre attività una cultura e una mentalità di tutela e rispetto per i più piccoli".

Annamaria Corrado