
Nel Giorno della Memoria la sindaca di Lugo ricorda il partigiano da poco scomparso.
Un invito a non "voltarsi dall’altra parte" quando si intercetta una richiesta di aiuto. E’ il sollecito con cui la sindaca di Lugo, Elena Zannoni, ha inteso celebrare la Giornata della Memoria ricordando anche la figura del lughese Pietro Valentinotti, scomparso di recente.
"Su questo credo si debba riflettere, sul valore delle vite, sul valore delle persone – ha sottolineato Zannoni –. Celebrare un giorno della Memoria oggi serve a ricordare quello che è successo, certamente, ma anche a promuovere una cultura di pace. Perché non saremo mai esenti da distorsioni, da segregazioni, uccisione di civili fin quando avremo conflitti. Ad Auschwitz – ha ricordato – furono deportati anche gli zingari, gli avversari politici e gli omosessuali, per esempio, in un tentativo di omologazione forzoso, che non accetta le differenze tra le persone, di etnia, religione, orientamento sessuale e politico. Molti morivano di fame, malattia, botte, ancora prima di arrivarci alle camere a gas. C’erano gli aguzzini – ha continuato la sindaca – ma c’erano anche i Giusti, quelli che salvarono migliaia di vite, con gli stratagemmi più assurdi, tra i più famosi Schindler o Perlasca. Ma anche persone normalissime hanno fatto cose incredibili".
"A Lugo – ha ricordato nel suo discorso la prima cittadina – c’era un ragazzino, appena 18enne, che stava imparando il mestiere del Tipografo e stampò, su commissione di un avvocato, un centinaio di documenti falsi per famiglie ebree. Il ragazzino, quasi centenne, se ne è purtroppo andato una settimana fa, era Pietro Valentinotti, l’ultimo partigiano in vita di Lugo. Noi a queste persone ci ispiriamo. Non a chi ha girato la testa, non a chi ha contribuito all’olocausto, ma a chi ha cercato di fermarlo".
"A chi non ha fatto finta di niente. Non voltatevi dall’altra parte quando qualcuno ha bisogno – ha concluso – quando qualcuno è umiliato e vessato, quando qualcuno ha bisogno di protezione, verso quelli "più piccoli", più deboli, meno numerosi, quelli più "strani", quelli diversi. Non voltatevi dall’altra parte, perché è così che è iniziato tutto".
Monia Savioli