CronacaOmicidio Elisa Bravi, il marito condannato in appello all'ergastolo

Omicidio Elisa Bravi, il marito condannato in appello all'ergastolo

Accolto il ricorso della Procura, dopo la condanna in primo grado a 24 anni per l’assassinio della 31enne nel dicembre 2019

La vittima Elisa Bravi e il marito condannato per il suo omicidio all'ergastolo

La vittima Elisa Bravi e il marito condannato per il suo omicidio all'ergastolo

Bagnacavallo (Ravenna), 23 settembre 2022 - Ergastolo, vale a dire ciò che chiedevano la Procura generale e le associazioni femminili, per cambiare una condanna di primo grado – 24 anni – ritenuta troppo mite. È bastata un’ora e tre quarti di camera di consiglio ai giudici della Corte d’Appello di Bologna – presidente Orazio Pescatore, relatore Enrico Saracini – per giudicare meritevole della pena massima il 40enne Riccardo Pondi per l’omicidio della moglie, la 31enne Elisa Bravi, strozzata nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 2019 nella camera da letto della loro villetta di Glorie di Bagnacavallo al culmine di una lite.

Delitto Elisa Bravi, no agli arresti domiciliari - Omicidio Elisa Bravi, un fiore per ricordare la vittima uccisa dal marito

In primo grado la Corte d’assise di Ravenna aveva valutato le aggravanti (rapporto di coniugio e minorata difesa) equivalenti alle attenuanti generiche per via di una serie di comportamenti che l’imputato aveva messo in atto: immediata richiesta di soccorso al 118, tentativo di massaggio cardiaco alla vittima e spontanea confessione, indicativi di una sorta di ravvedimento. I giudici bolognesi hanno mantenuto le attenuanti ritenendole tuttavia "subvalenti" e non più equivalenti. Venuto meno questo bilanciamento si è arrivati all’ergastolo, in linea con la richiesta del procuratore Massimiliano Rossi. La sentenza era stata impugnata dal Pm di Ravenna Lucrezia Ciriello, ma anche dalla difesa, cui la corte ha respinto la richiesta di una seconda perizia psichiatrica, dopo che già una prima aveva definito Pondi "capace di intendere e di volere".

Gli avvocati Ermanno Cicognani e Francesco Manetti, che preannunciano ricorso in Cassazione, contestavano, inoltre, l’aggravante della minorata difesa, ritenendo il fatto che abitassero in un luogo isolato una condizione non dipendente dalla volontà dell’imputatato, dato che vivevano lì da dieci anni. Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dai legali di parte civile Annalisa Porrari e Giuseppe Della Casa, che tutelano i genitori di Elisa e i due nipotini, per i quali è stata confermata la provvisionale esecutiva di 800mila euro su un risarcimento totale di 2,8 milioni a pena definitiva. "Non potevamo impugnare la sentenza dal punto di vista penale, essendo congrue le statuizioni civili. Ma il procuratore ha detto bene: non esiste un motivo al mondo per dargli le attenuanti", commenta l’avvocato Porrari. E il collega Della Casa aggiunge: "Ha ammazzato sua moglie davanti alle due figlie. Ora sì che giustizia è fatta". Soddisfatte della sentenza anche le altre parti civili, le associazioni Unione donne italiane, Dalla parte dei minori e Demetra donne in aiuto rappresentate dagli avvocati Sonia Lama, Maddalena Introna e Manuela Liverani.

l. p.