Ravenna, pitbull uccise chihuahua. Padrone condannato

L’episodio in centro, in via Ponte Marino. Il giudice ha disposto un risarcimento di oltre 13mila euro

L’imprenditore Maurizio Bucci con il cane Thor

L’imprenditore Maurizio Bucci con il cane Thor

Ravenna, 13 dicembre 2019 - Era la mascotte di via Ponte Marino, il piccolo Moschino, un chihuahua bianco e nero di poco più di due chili. La sue breve vita finì un venerdì del dicembre di quattro anni fa, tra le mandibole del pitbull Thor , cane altrettanto noto dell’imprenditore Maurizio Bucci. Il piccolo Moschino ha avuto da lassù la sua rivincita sul possente Thor. E così – da quaggiù – la sua padrona, la negoziante Irma Cola che tutti conoscono come Verdiana, che era tutelata dall’avvocato Giancarlo Tasselli. Il giudice civile Alessandra Medi le ha dato ragione su tutta la linea, condannando il padrone del pitbull – tecnicamente il figlio di Bucci, – a risarcirle sia un danno biologico per quella perdita improvvisa (10.400 euro), sia tremila euro di danno patrimoniale, più le spese legali. La sentenza è di mercoledì e, per certi versi, fa scuola. Anzitutto, sulla dinamica, viene ritenuta credibile la versione di due testimoni, clienti della boutique Verdiana e ritenute attendibili in quanto "imparziali", che hanno spinto il giudice a valutare che "la morte del cane Moschino sia stata cagionata dall’aggressione del cane Thor, privo di museruola , mentre si trovava sulla soglia del negozio gestito dalla sua padrona, senza che possa configurarsi alcun concorso di colpa". Quel giorno Thor era condotto dalla moglie di Bucci, la quale al contrario riferì che mentre transitava davanti al negozio Verdiana, Moschino era uscito in strada abbaiando e saltando contro il muscoloso molosso, che reagì azzannandolo. L’aspetto più innovativo della sentenza riguarda la quantificazione del danno biologico, che il giudice, sulla base di una consulenza medico legale, ha valutato nella misura del 10-11% e da cui emerge che la controparte aveva dato battaglia. Secondo il Tribunale il danno biologico va individuato riconoscendo "il venire meno del particolare rapporto tra la padrona e il proprio cane, stante anche la mancanza di altri familiari e conviventi". "Ciò che più conta – si legge – è che il danno non patrimoniale non potrà definirsi trascurabile o futile poiché è stato cagionato dal fatto illecito che ha reciso e turbato un rapporto tra proprietario e animale idoneo ad appagare esigenze affettive meritevoli di tutela". In pratica quel fatto ha rappresentato "una lesione di un interesse della persona alla conservazione di una sfera di integrità affettiva costituzionalmente protetta". Moschino non c’è più da quattro anni, e nessun altro cane potrà mai sostituirlo nel cuore della signora Verdiana. "Oggi ne ho uno – precisa la negoziante, che si è spostata in via Salara –, che dovette lasciarmi una mia amica e a cui ovviamento ho finito per affezionarmi. Ma all’inizio non volevo altri cani". Per la commerciante la sentenza a lei favorevole rappresenta "una lezione ai proprietari di animali, che devono saperli gestire, a partire dall’obbligo della museruola. Ho fatto causa – precisa – per difendermi dalle versioni diverse che erano state date sull’episodio. Bucci, è vero, mi ha chiesto scusa. Ma soltanto lui". Più in generale, aggiunge, "la gente deve com inciare a denunciare, quando i cani attaccano, persone o altri animali. E la colpa è sempre del padrone, mai del cane. Sono soddisfatta per come si è chiusa questa vicenda, e ringrazio il mio avvocato Tasselli".