Poggiali, superperizia sulla morte in corsia

La corte d’assise d’appello di Bologna ha incaricato diversi esperti di esaminare l’ipotesi dell’accusa dell’infusione lenta di potassio

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Quantità, diluizione e velocità di infusione del cloruro di potassio, partendo dall’ipotesi della somministrazione lenta della sostanza da parte dell’ex infermiera 48enne Daniela Poggiali, che secondo l’accusa avrebbe portato al decesso di Rosa Calderoni, la 78enne di Russi morta l’8 aprile 2014 a poche ore dal ricovero nel reparto di Medicina dell’ospedale di Lugo dove la Poggiali lavorava. Questi sono i tre grandi temi attorno ai quali si concentreranno gli approfondimenti di consulenti di difesa e parti civili, nominati ieri in assise a Bologna insieme ai periti del tribunale durante la terza udienza dell’appello-ter che vede la Poggiali imputata per omicidio. I prof Francesco Santini e Federica Bortolotti, in associazione al prof Franco Tagliaro per la procura generale e il cardiologo dottor Jacopo Pizzicannella e il medico legale dottor Rafi El Razloum per la difesa (avvocati Lorenzo Valgimigli e Gaetano Insolera) dovranno trasmettere le loro valutazioni in merito alla II sezione, presieduta dal giudice Stefano Valenti, entro il 4 ottobre. Entro l’8 ottobre, invece, saranno i periti del tribunale prof Giancarlo Di Vella e prof Mauro Rinaldi a dover trasmettere le conclusioni valutative sulle posizioni dei consulenti. L’11 ottobre, poi, sarà la volta della discussione intorno all’ipotesi accusatoria dell’infusione lenta del cloruro di potassio attraverso il deflussore. E proprio per fornire ulteriori elementi prima delle valutazioni a consulenti e periti, ieri in assise a Bologna il giudice Valenti ha riaperto la scatola contenente il cosiddetto ‘corpo di reato’. Dalla scatola sono state estratte tre buste contenenti i reperti attorno ai quali ruota l’accusa che ha portato ai processi contro l’ex infermiera.

Uno per uno, davanti al sostituto procuratore generale (pg) Luciana Cicerchia e consulenti, alle difese e consulenti e agli avvocati delle parti civili Giovanni Scudellari, per l’Ausl Romagna, Maria Grazia Russo, per uno dei due figli della defunta Calderoni e Marco Martinez, per l’altro figlio, sono stati mostrati vari oggetti sequestrati dall’ospedale ‘Umberto I’ di Lugo. Come durante il primo appello per omicidio contro la Poggiali, nel maggio 2017, ecco ricomparire davanti ai presenti le boccette di vetro e plastica utilizzate per la terapia somministrata a Calderoni; ma anche il deflussore e l’ago cannula collegato della sua flebo con un regolatore di flusso e un oggetto di plastica rigida a forma di ‘Y’, una parte collegata alla cannula e l’altra chiusa da un tappo; poi la camera di gocciolamento con il foro praticato dall’allora dirigente infermieristico Mauro Taglioni in occasione del prelevamento per le analisi. E ancora una boccetta di plastica per fisiologica con scritto ‘Calderoni lenta!’.

Tutto riesaminato e fotografato da consulenti e periti e tutto già visto dalle due persone che durante l’udienza di ieri sono state chiamate a testimoniare. Daniela Gagliardi, 63enne di Fusignano all’epoca del fatto infermiera nel reparto di Medicina dell’‘Umberto I’ e oggi in pensione e la dottoressa Barbara Caroli. Entrambe l’8 aprile 2014, a qualche ora dalla morte di Calderoni, furono chiamate dal dottor Taglioni per aiutarlo a cercare qualcosa di pertinente al decesso della paziente dentro la ex cucina dell’ospedale dove venivano accantonate le scatole dei rifiuti speciali. "Il dottor Taglioni ci chiese di aiutarlo a cercare tra i rifiuti specaili nella ex cucina – ha ricordato ancora Gagliardi, già sentita nell’udienza del 22 gennaio 2016 –. Così, io Taglioni e Barbara Caroli ci siamo vestiti con il camice e guardavamo dentro i contenitori, diversi, tenendo da parte i flaconi dove c’era scritto ‘Calderoni’. In particolare fu trattenuto un deflussore non collegato a al flacone ma a un ago cannula per cui Taglioni disse che valeva la pena controllarlo". La dottoressa Caroli, invece, ha aggiunto un particolare: "In tutti i contenitori era indicata l’unità operativa di appartenenza, i settori nel caso di Medicina e la data". Anche Caroli ricorda il "deflussore e ago cannula, portato al laboratorio analisi e di cui ritirai i referti". E proprio il deflussore, attraverso il quale secondo l’accusa sarebbe passata la dose sub-letale di cloruro di potassio che avrebbe portato alla morte di Calderoni, si ripartirà nell’udienza dell’11 ottobre in cui la parola passerà a consulenti e periti. Ma prima il 5 ottobre sarà la volta della perizia statistica su un presunto eccesso di mortalità tra i pazienti assistiti dall’imputata, per la quale è stato indicato il prof Alessio Farcomeni.

Milena Montefiori