"Prosciugati i conti dello zio". Due anni di condanna al nipote

Un 60enne di Riolo avrebbe approfittato della condizione di vulnerabilità dell’anziano per sottrargli 100mila euro. La difesa: "I prelievi erano congrui al sostentamento del parente, nessuna coercizione".

"Prosciugati i conti dello zio". Due anni di condanna al nipote

"Prosciugati i conti dello zio". Due anni di condanna al nipote

Avrebbe convinto lo zio, affetto fin da giovane da un disturbo cognitivo, a sottoscrivere la delega per autorizzarlo a gestire le sue finanze. Così a più riprese, gli avrebbe portato via un patrimonio, circa 100mila euro in sei anni tra risparmi e investimenti.

L’altro giorno il giudice Cristiano Coiro ha condannato a due anni – con pena sospesa – il nipote, un 60enne di Riolo Terme, per le accuse di circonvenzione di incapace e appropriazione indebita. Accuse in parte cadute per la prescrizione dei termini, tra queste anche quella di furto. Il tribunale ha inoltre disposto una provvisionale risarcitoria all’amministratrice di sostegno dell’anziano, rappresentata dall’avvocato Massimo Ricci Bitti, non alla sorella che pure si era costituita parte civile.

Le verifiche bancarie della tutrice erano partite già nel 2012 e una prima segnalazione era scattata nel 2018. L’amministratrice di sostegno era stata nominata d’urgenza non appena la sorella dell’anziano, che aveva passato i 70 anni, aveva segnalato che quel fratello, a suo giudizio vulnerabile e raggirabile, era

rimasto senza assistenza, denaro e deposito titoli. Qualcuno, in pratica, aveva approfittato della sua condizione prelevandogli tutto e facendogli firmare garanzie per prestiti. Non appena assunto l’incarico, l’amministratrice aveva dato un’occhiata ai conti: tra ottobre 2008 e dicembre 2015 aveva scoperto prelievi tra contanti e bancomat per più di 225mila euro, tanto che a ottobre 2015 il saldo era negativo (-112 euro). Difficile, secondo la relazione dell’amministratrice, che quelle operazioni fossero state effettuate dall’anziana madre dell’uomo, contitolare del conto ma da tempo costretta a letto. Per i prelievi erano state delegate due persone, tra cui negli ultimi tre anni il nipote. Tutto ciò sebbene all’anziano non occorresse molto danaro per se stesso: appena 400 euro

al mese. Successivamente alla morte della madre, l’amministratrice aveva individuato prelievi ulteriori.

La difesa dell’imputato, con l’avvocato Valentina La Cara, ne chiedeva l’assoluzione in virtù di una serie di elementi. Anzitutto, "se è vero che gli strumenti finanziari sono stati svincolati, non vi è prova che a svincolarli sia stato il nipote, o che lo stesso abbia ottenuto da tale operazione un qualche profitto". In secondo luogo i prelievi mensili dal conto non sarebbero mai stati particolarmente esosi, "somme del tutto congrue e utilizzate per sopperire alle necessità dello zio e della nonna prima, e del solo zio dopo". L’amministratrice di sostegno, per la difesa, non avrebbe fornito elementi volti a provare la circonvenzione: "Nessuno ha parlato atti di violenza fisica, morale o intimidatori". Un’impiegata di banca aveva testimoniato che lo zio telefonava anticipando che sarebbe passato il nipote, mentre quanto riferito dalla sorella della vittima, circa gli ammanchi, viene ritenuto "inattendibile e non verificabile".

Lorenzo Priviato