Sessant’anni fa la nuova strada per Marina

L’inaugurazione della variante della SS67, dalla Sarom fino al località Pineta marina, chiuse l’epoca di via D’Alaggio. Ma ci fu chi non gradì

di Carlo

Raggi

Sessant’anni fa, per i ravennati si chiuse definitivamente un’epoca. L’epoca della via D’Alaggio, l’antica strada per Marina lungo la sponda destra del Candiano, la strada tanto cara a Stecchetti, la strada che un’azzeccata foto degli anni Trenta, quella che immortalò decine di ravennati in bici diretti verso il mare, ha storicizzato e resa icona eterna, l’epoca delle notti trascorse nei capanni a cenare, giocare a carte, a divertirsi, l’epoca degli incontri alla trattoria Uciletti a metà strada fra la città e il mare.

Tutto svanì – sacrificato al necessario sviluppo portuale - la mattina del 10 luglio del 1961 quando venne inaugurata la nuova strada per Marina, la variante della statale 67, dalla Sarom fino alla località ‘Pineta Marina’, nei pressi della colonia della Cri. Ovvero la strada che da allora si percorre per andare al mare. Certo, l’epoca dei tramonti infuocati riflessi sulle acque del porto canale e delle valli circostanti si era in parte offuscata da qualche anno, da quando nel 1956 sulla sponda sinistra del Candiano era iniziata la costruzione dell’Anic, completata a tempo di record in due anni e i cefali e le anguille pescate nel porto canale cominciarono presto ad avere un sapore diverso, ma quei sei chilometri fra la Sarom e Marina nonostante tutto riuscivano a mantenere intatto il fascino del passato incrementato dalla modernità che avanzava, le grandi navi che si incrociavano a pochi metri e, appunto, le ciminiere del petrolchimico.

Via D’Alaggio, un nome antico, di metà Ottocento, quando la strada fu costruita sulle tracce del sentiero lungo il quale uomini curvi tiravano le barche, con funi rafforzate, le alzaie, fino alla darsena cittadina. Una strada il cui destino cominciò a essere segnato nel dopoguerra con lo sviluppo delle attività portuali. Alla fine del 1955 cominciò a porsi il problema dell’erosione della sede stradale sul fronte del canale: man mano che aumentava il tonnellaggio delle navi che solcavano il Candiano dirette alla darsena di città e alla raffineria Sarom, parimenti aumentava la pressione dell’acqua sulla sponda e di conseguenza la banchina iniziò a franare.

L’Anas (la strada faceva parte del tracciato della ‘67’, la Livorno-Firenze-Forlì-Ravenna, la ‘strada dei due mari’) corse ai ripari e il 13 giugno ’56 iniziarono i lavori di allargamento a destra della sede stradale, nel tratto fra la Sarom e il ponte sul canale Piomboni, vicino a Marina.

Contemporaneamente l’Amministrazione comunale cominciò a progettare un nuovo percorso per raggiungere il litorale nei pressi della colonia della Cri, a partire proprio dalla Sarom e collegato non solo a via Trieste, ma anche al previsto prolungamento di via Tommaso Gulli. A dire il vero le idee non erano molto chiare perché un altro progetto puntava tutto sul Molinetto per collegare la città a Marina, dato che proprio in quel giugno del 1956 erano partiti i lavori di allargamento e asfaltatura della strada litoranea fra la Colonia e Punta Marina.

Gli studi per il nuovo tracciato non erano collegati al franamento della sponda di via D’Alaggio, ma avevano respiro lungo, erano la conseguenza dei progetti di sviluppo del porto commerciale nella zona della pialassa Piomboni. Progetti che si concretizzarono nel maggio del 1957 quando venne approvato il nuovo piano regolatore del porto firmato dall’ingegnere Luigi Greco e che prevedeva appunto la realizzazione di tre darsene nell’area San Vitale e l’allargamento del canale Candiano.

L’Anas, che già da un anno si era detta disponibile a realizzare un percorso alternativo a via D’Alaggio per collegare la città a Marina, a metà settembre del 1958 approvò il progetto della variante fra la Sarom (collegamento con via Trieste) e l’area Pineta Marina nei pressi della colonia: una strada a tre corsie (all’epoca la sicurezza era una variabile) da 14 metri di carreggiata che avrebbe dovuto reggere anche il traffico pesante a servizio della nuova zona portuale, per una spesa di 330 milioni di lire. Conosciuto il progetto, gli abitanti di Marina insorsero sostenendo che gli impegni assunti dal Comune e dai parlamentari locali non erano quelli e che quel percorso avrebbe favorito Punta Marina venendo meno il collegamento diretto fra la città e Marina. Tanto forte fu la pressione che l’Anas nel giro di pochi mesi preparò un ulteriore progetto che prevedeva la prosecuzione del tracciato della variante verso Marina lungo un tracciato fra la pineta e la pialassa.

In meno di tre anni la nuova statale 67, fra la Sarom e la colonia, fu realizzata e la mattina del 10 luglio 1961 venne inaugurata alla presenza del ministro dei Lavori pubblici Benigno Zaccagnini. La parte finale del tracciato, quello parallelo al lungomare, fino a Marina, i cui lavori erano ancora in corso, fu aperto diversi mesi dopo.

Quella stessa mattina di luglio cominciarono i lavori per la costruzione della variante della statale Adriatica, ovvero il semianello, fra la basilica di Classe e ‘bivio Reale’ (l’incrocio con la Faentina): fu il ministro Zaccagnini a dare il primo colpo di piccone per un’opera che fu portata a compimento per stralci e quelli conclusivi furono aperti nel dicembre del 1969, ma solo nel 1975 fu realizzato lo svincolo a quadrifoglio all’incrocio (regolato da semaforo) con la allora statale San Vitale (su cui poi si innestò l’autostrada).