Sparatoria a Bagnacavallo, un arresto

I carabinieri hanno fermato un 36enne albanese. Avrebbe colpito il 21enne marocchino per un debito di droga di 400 euro

Sparatoria a Bagnacavallo, un arresto

Sparatoria a Bagnacavallo, un arresto

Quando nel primo pomeriggio di giovedì i carabinieri sono andati a notificargli un’ordinanza di custodia in carcere per avere sparato il 21 novembre scorso a Bagnacavallo al gluteo destro di un 21enne marocchino che a suo avviso gli doveva 400 euro per droga, nella sua abitazione hanno trovato una pistola automatica con 7 proiettili detenuta illegalmente e pronta all’uso, 850 grammi di cocaina e circa mezzo chilo di marijuana. La droga, una volta sul mercato al dettaglio, secondo l’Arma avrebbe potuto fruttare almeno 70.000 euro.

L’uomo - Erald Kofsha, 36enne albanese residente a Rimini ma domiciliato a Bagnacavallo e difeso dall’avvocato Eva Pregu -, nell’udienza di convalida di venerdì per l’arresto in flagranza contestuale all’interrogatorio di garanzia per la misura cautelare emessa dal gip Janos Barlotti per spaccio continuato, tentata estorsione e lesioni aggravate -, si è avvalso della facoltà di non rispondere: si trova ancora in carcere a Ravenna. L’indagine era scattata quando la sera del 21 novembre, su segnalazione degli operatori 118, i carabinieri della locale Compagnia si erano recati a Bagnacavallo nell’abitazione del 21enne il quale presentava una evidente ferita dovuta a colpi di arma da fuoco (per lui prognosi di trenta giorni). Prima di essere trasportato all’ospedale, aveva riferito che mentre si trovava in via Vittorio Veneto, non molto distante dalla biblioteca, era stato avvicinato da un uomo che gli aveva sparato tre colpi (risultati di calibro 7.65), uno dei quali lo aveva raggiunto al bacino. Dopo essere caduto, era riuscito a rialzarsi e a raggiungere la propria casa, non distante, per poi chiamare il 118. Inizialmente aveva riferito di avere visto l’aggressore "da 40-50 metri" e quindi di non essere "in grado di riconoscerlo: vedevo un po’ sfocato". Nessuna indicazione nemmeno su un possibile movente: "Non sono mai stato minacciato, non ho litigato con nessuno, non saprei dire perché mi abbiano sparato". Tanto che la denuncia era partita contro ignoti. Un paio di giorni dopo aveva però rettificato ammettendo di essere in grado di riconoscerlo in foto e indicato il possibile motivo di astio.

I militari - coordinati dal pm Francesca Buganè Pedretti - erano partiti dalla vita del 21enne per fare luce sul movente dell’agguato. Le analisi delle immagini della videosorveglianza avevano permesso di indirizzare i sospetti sul mondo del traffico della droga e di guardare verso un possibile regolamento di conti. In particolare le cessioni della discordia, sarebbero avvenute tra agosto e settembre a Milano Marittima con prezzi di 100 euro al grammo per la cocaina e 6 per l’hashish. In tale contesto, il 36enne avrebbe prima minacciato di morte il 21enne tramite audio e chiamate Whatsapp di questo tenore: "Ti spacco di botte", "se non mi dai i soldi ti ammazzo", "ti sparo". E poi sarebbe passato alle vie di fatto. I militari di Lugo giovedì lo hanno infine individuato alla guida della propria vettura e lo hanno arrestato.