
Stalking su donna disabile: "Mi portò via il cane"
Le portò via il cane che proprio lui le aveva regalato, salvo poi restituirglielo dopo un certo periodo. Un’angheria all’apice di una serie di atti persecutori, ai danni peraltro di una donna affetta da invalidità civile, che ieri hanno indotto il Gup Janot Barlotti a rinviare a giudizio un 30enne tunisino per stalking, col processo che partirà a marzo davanti al giudice monocratico. La vittima si è costituita parte civile con la tutela dell’avvocato Cristina Magnani. La relazione, durata cinque anni con un periodo di convivenza a Cervia limitato ai primi tre, si era interrotta a fine 2022 e l’uomo non lo aveva accettato. Le condotte persecutorie sono collocate da dicembre al marzo 2023. già durante la relazione l’uomo aveva manifestato aggressività.
Non accettandone la fine, l’imputato avrebbe iniziato ad aggredirla verbalmente, con offese e minacce, ma anche fisicamente, con schiaffi e morsi. Episodi reiterati con una certa assiduità, che l’avevano indotta a rinforzare la chiusura del cancelletto pedonale della sua abitazione e le tapparelle di casa. In particolare, per timore di ritorsioni, era andata in Questura per chiedere un provvedimento di ammonimento, senza tuttavia denunciarlo formalmente, ma l’indagine era poi scattata d’ufficio in ragione dello stato di invalidità della parte offesa. Più volte - secondo l’accusa – l’ex compagno l’aveva chiamata durante il giorno e in orari notturni, inviandole chat e messaggi. Accecato da una gelosia ingiustificata, l’accusava di avere intrattenuto altre relazioni. Verso la metà dello scorso gennaio, recandosi a casa della donna senza preavviso, bussò con insistenza per farsi aprire, minacciandola con frasi sessiste: "Se c’è qualcuno dentro, ti accoltello". Una ventina di giorni dopo, tornando a casa sua, rinnovando le minacce di morte qualora avesse trovato un uomo all’interno, le chiese con insistenza un rapporto sessuale per poi, al rifiuto di lei, morderla al polso, spingerla e prenderla a schiaffi, trattenendosi quattro giorni in casa sua nonostante lei non lo volesse.
l. p.