
Leo Venieri, presidente Romagna Air Finders e l’80enne Peter Flack
"Quando mio padre perse tragicamente la vita, non avevo neppure un anno e non ho quindi avuto la fortuna di conoscerlo. Tuttavia, quello che, sia pure a distanza di quasi 80 anni, ho provato nel visitare questa struttura dove sono esposti i resti dell’aereo in cui perse la vita, è stato un qualcosa di unico e molto commovente". Sono le parole di Peter Flack, 80enne originario del Sudafrica e da una ventina di anni residente a Londra. Nei giorni scorsi, accompagnato da un interprete, è giunto a Maiano Monti di Fusignano per visitare il museo ‘Un aereo, una storia umanitaria’, struttura che ospita reperti e cimeli di aerei caduti durante la seconda guerra mondiale e recuperati dalla locale associazione ‘Romagna Air Finders’, i cosiddetti ‘Cacciatori di aerei’.
Un pomeriggio davvero denso di emozioni, quello che ha visto protagonista Peter Flack, reso ancor più toccante quando l’uomo si è lungo soffermato davanti ai resti di un cacciabombardiere P51 ‘Mustang’ che il 26 febbraio 1945 esplose in volo. L’aereo era pilotato dal suo giovane padre (anch’egli di nome Peter), tenente sudafricano di 28 anni, da poco in servizio operativo in Italia. "Il velivolo – racconta il presidente dei Raf, Leo Venieri – faceva parte di una squadriglia, decollata dall’aeroporto di Cervia, la cui missione era quella di bombardare lo zuccherificio di Jolanda di Savoia, in provincia di Ferrara. Durante lo sgancio di una bomba, con tutta probabilità a causa del malfunzionamento dello stesso ordigno, il cacciabombardiere ‘alleato’ esplose in volo". I resti del giovane pilota furono recuperati e quindi sepolti nel cimitero della stessa Jolanda di Savoia, per poi essere successivamente traslati al cimitero di guerra inglese di Argenta, dove il tenente Flack tuttora riposa e dove qualche tempo fa il figlio si recato a fargli visita. Per quanto riguarda invece il recupero di quel che era rimasto del cacciabombardiere, il presidente spiega che "grazie alla preziosa testimonianza di Marco Bondesan, un residente che avendo assistito all’esplosione ci ha indicato l’area su cui il velivolo si era schiantato al suolo, il 19 novembre 2019 abbiamo iniziato gli scavi. Considerata la dinamica dell’episodio, non avevamo grosse aspettative, ma con l’ausilio dei nostri metaldetector siamo comunque riusciti a recuperare alcune parti del motore, una pala dell’elica, nonché lamierato di piccole dimensioni". Tornando alla visita dei giorni scorsi, l’80enne, visibilmente commosso, ha ringraziato "di vero cuore tutti i volontari di Romagna Air Finders. Un gruppo che, operando con passione, competenza e tatto, offre alle nuove generazioni la possibilità di conoscere tante e purtroppo drammatiche storie, proprio come quella riguardante mio padre, di tanti giovani piloti e dei rispettivi velivoli".
Dall’agosto 1998 i ‘Romagna Air Finders’ hanno recuperato ben 44 aerei caduti durante la seconda guerra mondiale (quello di Jolanda di Savoia è stato il 41esimo), in 14 casi assieme alle salme dei rispettivi piloti – di nazionalità italiana, inglese, brasiliana, sudafricana, tedesca e statunitense –, a ciascuno dei quali è stata data degna sepoltura. Oltre a un primo museo inaugurato nel 2006 a Fusignano in via Santa Barbara, l’associazione ne vanta un secondo ‘Un aereo, una storia umanitaria’, la cui sede permanente è situata, grazie a una donazione della famiglia Dosi, a Maiano Monti. Una struttura unica che raccoglie reperti e cimeli recuperati dai ‘Raf’ in vari siti in cui i velivoli erano interrati: dalle uniformi e dall’oggettistica personale dei piloti al loro vestiario, oltre ai motori e alle varie componenti dei velivoli. Il tutto corredato da documentazioni, bibliografie e cartografie.
Luigi Scardovi