REDAZIONE RAVENNA

"Suore diffamate", il sindaco a processo

Il primo cittadino di Brisighella accusato di aver veicolato sui social frasi del commissario vaticano che contestava la gestione del convento

Accusate di mala gestione, per una volta il precetto evangelico del Discorso della montagna – porgi l’altra guancia – lo hanno messo da parte. Così le suore del convento Emiliani di Fognano, la priora Marisa Bambi e l’ex priora Maria Caterina Farolfi, sono passate al contrattacco. E hanno denunciato il commissario che nel 2020 mise i sigilli all’istituto, padre Ottorino Benettollo, e il sindaco di Brisighella Massimiliano Pederzoli il quale, su facebook, ne aveva amplificato il messaggio ritenuto diffamatorio dalle due religiose. Ma mentre il padre dell’ordine dei benedettini, di nomina vaticana, non si è opposto al decreto penale emesso dalla Procura, lo ha fatto il primo cittadino, difeso dall’avvocato Carlo Benini, ora deciso a dimostrare che quegli ammanchi ci furono, costringendo il Comune a reperire fondi straordinari e trovare altri locali per tenere in vita asilo e scuola materna. E comunque si limitò a riportare sulla pagina facebook dell’amministrazione quanto riferito dal commissario, compito peraltro espletato non direttamente da lui ma da altri del proprio staff. Per avvalorare ciò, tra i testimoni chiamati dalla difesa c’è anche il vescovo di Faenza, monsignor Mario Toso. Davanti al giudice onorario Roberta Bailetti le due suore si sono costituite parte civile – cioè chiedono i danni – con l’avvocato Valeria Calzolari, col processo che entrerà nel vivo solo nel marzo 2023, quando verranno sentiti i primi testi dell’accusa. La frase incriminata del commissario vaticano Benettollo, e veicolata su facebook secondo l’accusa dal sindaco, è la seguente: "Le attuali suore non sono più in grado di continuare la loro opera che comporta annualmente perdite economiche importanti e l’accumulo si è visto. Le Chiesa è abituata a far fronte ai suoi impegni anche debitori e ora è giunto il momento di mettere in atto un’azione di giustizia nei confronti di tutti i debitori". Una frase che sembra evocare il Padre Nostro.

Nel testo venivano inoltre nominate Marisa Bambi e Maria Luisa Farolfi, rispettivamente come rappresentante ed economa della Congregazione suore domenicane, che dal 1989 al 2017 avevano gestito l’istituto Emiliani. Già nell’estate 2020 la vicenda aveva provocato un duro scontro, in consiglio comunale e sui social. Il sindaco parlava di "assegni a 6 zeri per pagare le insolvenze" che il commissario avrebbe dovuto compilare per chiudere i debiti accumulati in anni e anni, per molteplici opere di ristrutturazione. A queste accuse si sommarono quelle di mancanza di adeguamento alle norme igienico sanitarie che avrebbero comportato ulteriori costi e l’assenza di nuove vocazioni. Ma il problema principale era quello della scuola materna collegata all’istituto religioso, che dovette chiudere. Si cominciò a ventilare anche l’ipotesi della chiusura del convento, che portò a una dura presa di posizione delle suore: "Le religiose mi hanno riferito di essere state accusate della dispersione del patrimonio, cosa non vera, e di essere vittime di forzature e prevaricazioni", spiegò l’avvocato Calzolari, riferendosi all’intervento del commissario vaticano, che fu giudicato "una studiata violenza verbale al punto da scatenare una crisi in suor Maria Caterina". In quel contesto il padre domenicano, riferiva sempre il legale, avrebbe puntato il dito sul naso della suora con frasi del tipo “qui comando io, se non va bene vadano fuori“. E la tensione che ne derivò portò addirittura all’intervento dei carabinieri.

Lorenzo Priviato