
Maglia azzurra e pantaloncini bianchi per la nuova squadra di calcio giovanile nata in questi giorni a Faenza. "Per la precisione in Borgo – rivendica il suo presidente Enrico Savorani, cofondatore insieme ad Alessandro Placci –. Disputeremo i nostri incontri nel campetto della parrocchia di Sant’Antonino, alle spalle dello spiazzo che fra giugno e settembre si trasforma nell’arena estiva del cinema Europa". La scelta alla base della nascita dell’Unione Sportiva Borgo – questo è il nome della squadra – è quella di aprire le sue porte a coloro che non sono riusciti a farsi largo nelle altre squadre giovanili della città, nello specifico anche ai bambini con disabilità intellettive, come l’autismo o la sindrome di Asperger. "La scelta dei colori non è stata causale – rivela Enrico Savorani, e neppure dettata dal bianco-azzurro che campeggia nella bandiera della città –. In realtà sono gli stessi colori già in passato utilizzati dalle squadre che avevano la propria base in Borgo. Non a caso anche il rione Borgo Durbecco sfoggia divise molto simili".
L’obiettivo della squadra, guidata dai tecnici Marcello Farolfi e Attilio Curcetti, è di iscriversi al campionato Csi, per il momento nella categoria ‘Pulcini’, che si disputa con in campo sette giocatori, sia maschi che femmine; un domani forse arriverà il debutto anche nella categoria ‘Esordienti’. "Nei piani originari il primo fischio d’inizio sarebbe dovuto arrivare mesi fa, ma la pandemia ha bloccato quasi tutti i campionati. Negli scorsi mesi abbiamo però disputato alcune amichevoli".
Main sponsor sarà la società lodigiana Aviocommerciale, che da qualche tempo ha una sua sede anche a Faenza. "La Bcc ha però sposato il nostro progetto – spiega Savorani –, grazie soprattutto all’interessamento di Livia Bertocchi". Nel mondo del calcio non sono mancati i campioni che sono riusciti ad affermarsi, nonostante una disabilità intellettiva: uno su tutti è stato Tim Howard, portiere del Manchester United e dell’Everton, icona della nazionale degli Stati Uniti, con la quale disputò da titolare i mondiali del 2010 e del 2014. "Si può fare: l’autismo o l’Asperger non sono limiti – conferma Enrico Savorani –. Per ragazzi con difficoltà di quel tipo lo sport non è solamente una valvola di sfogo: il confronto continuo con gli altri giocatori, la necessità di rapportarsi a particolari schemi di gioco, costituiscono una vera e propria opportunità preziosa per chi deve convivere con una forma di disabilità intellettiva e ha l’intenzione di non lasciarsene condizionare".
Filippo Donati