"Un peregrinare lungo, per ora, 700 anni"

Il sindaco ha ricordato lo stretto legame tra Ravenna e il ’padre della lingua italiana’. E l’attualità del significato della Commedia

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di Lorenzo Tazzari

Un peregrinare lungo, per ora, 700 anni. Attraverso storie differenti, sentimenti culturali e politici differenti. Poi le citazioni di Mazzini, il fascismo, Gino Gatta ’Zale’t’ e Benedetto Croce. Il sindaco Michele de Pascale parla per una decina di minuti e congiunge i punti più salienti del peregrinare dantesco, fino a traghettarlo nell’oggi. "La poesia di Dante, dopo settecento anni, non solo non è minimamente scalfita nel suo fascino e nella sua attualità, ma la sua fama si è diffusa nei secoli in ogni angolo del pianeta, con oltre sessanta traduzioni, che hanno coinvolto poeti e traduttori di fama mondiale, rendendo la Commedia l’opera poetica più amata e conosciuta del mondo" dice il sindaco aprendo la serata di celebrazioni per il settimo centenario della morte di Dante.

"Il Risorgimento eleva Dante a simbolo dello spirito che ci regala finalmente l’Italia riunificata, basti pensare al clamore legato al ritrovamento delle ossa di Dante a Ravenna nel 1865. Vengono poi gli anni bui dove ai valori patriottici dell’Ottocento, vanno sostituendosi i disvalori di supremazia nazionalistica propagandati dal Fascismo che erge Dante a uno dei simboli dell’italianità, e che promuove significativi investimenti qui nella zona dantesca. Ma l’appropriazione indebita in questo caso fallisce, l’amore per Dante degli italiani - sono le parole di de Pascale - supera qualsiasi barriera e a simbolo di questo voglio ricordare Gino Gatta, ‘Zale’t’, primo sindaco eletto dopo la liberazione, che, in una Ravenna semidistrutta, mentre sistema i senza tetto nell’ex caserma Garibaldi o si preoccupa di fornire latte e farmaci alla popolazione, dà immediato riavvio alle letture dantesche".

De Pascale si rivolge poi al Capo dello Stato. "Grazie di cuore, a nome di tutti i cittadini e le cittadine del Comune e della Provincia di Ravenna per essere nuovamente qui con noi in questo momento così importante nella storia della nostra città e ancora una volta grazie per l’ennesimo altissimo servizio che ha saputo dare al nostro Paese in questi dieci mesi che ci separano dalla sua ultima visita a Ravenna, sicuramente fra i più complessi dell’Italia Repubblicana", ha detto de Pascale. "È difficile immaginare una nostalgia più forte di quella che si può nutrire per una città meravigliosa come Firenze, ma l’esilio politico di Dante, anticipa il destino di milioni di italiani che nel secolo scorso sono stati esuli in tutto il mondo e hanno portato con sè la lingua, l’opera e l’amore per Dante".

In chiusura, la citazione di Benedetto Croce a proposito dell’interrogativo "Qual è, quindi, la via giusta per onorare Dante a 700 anni dalla sua morte? Se lo chiede anche Benedetto Croce, un secolo fa. ’La conclusione - disse - è che il più alto e vero modo di onorare Dante è anche il più semplice– leggerlo e rileggerlo. cantarlo e ricantarlo, tra noi e noi, per la nostra letizia per il nostro spirituale elevamento, per quell’interiore educazione che ci tocca fare e rifare e restaurare ogni giorno, se vogliamo ’seguir virtute e conoscenza’, se vogliamo vivere non da bruti, ma da uomini, e da donne".