Un terzo delle imprese aperte ad agosto

Sondaggio Confindustria: "Aziende, crollo del 17% ma segnali positivi. L’economia ravennate è quella più in difficoltà di tutta la Romagna".

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Analisi congiunturale di Confindustria Romagna attraverso un sondaggio che ha coinvolto il 20% delle aziende associate. Il dato emerso è che l’economia ravennate sembra più in difficoltà rispetto a quella di Rimini e Forlì Cesena. Nel raffronto tra il primo semestre del 2019 e quello di quest’anno, in piena emergenza coronavirus, la produzione dell’industria romagnola scende del 12,9%, mentre quella ravennate del 16,8%; il fatturato è in discesa rispettivamente del 16,2% e del 20,3%. Per recuperare terreno e per soddisfare la domanda della clientela, oltre al 33% delle industrie ravennati che rimarranno operative anche in agosto, un altro 19% osserverà una chiusura inferiore a quella consueta. Nel ravennate si evidenzia anche un calo per quanto riguarda gli ordini. Il 57,2% segnala una diminuzione degli ordini totali, per un 33,3% sono stazionari e per il 9,5% in aumento; per gli ordini esteri un 36,5% li ha visti in diminuzione, un 54% stazionari e in aumento il 9,5%. Leggermente negativo il dato sull’occupazione (-0,5%). I dati sono condizionati principalmente dalle performance di grandi e medie imprese, mentre le piccole mostrano una maggiore resilienza. Alimentari e servizi i settori con maggiori segnali positivi.

Le previsioni per il secondo trimestre sono improntate alla stazionarietà con qualche segnale positivo all’orizzonte. "Si sta rafforzando un miglioramento del contesto di graduale evoluzione dei segnali di ripresa che lasciano intravedere un miglioramento delle attività nell’ultima parte dell’anno, salvo nuovi focolai o, peggio, lockdown che tornino a bloccare gli spostamenti e le relazioni d’affari" commenta Tomaso Tarozzi, vice presidente di Confindustria Romagna. "Perciò serve ancora prudenza e attenzione alla prevenzione, ma potremmo vedere nei principali mercati europei passi forse contenuti, ma indispensabili per dare corpo a un maggiore e solido recupero nel 2021 e 2022, anni necessari per una ripresa complessiva di ritorno ai valori 2019".

Nel dettaglio, l’andamento della produzione viene previsto in aumento dal 20,6% delle imprese, stazionario dal 61,9% mentre il 17,5% degli imprenditori prevede una diminuzione. Ancora più evidente il dato per quanto attiene agli ordini: il 25,4% degli imprenditori prevede un aumento, il 55,6% stazionarietà e solo il 19% una diminuzione. Ordini esteri: il 38,1% prevede stazionarietà, il 33,3% un aumento e il 28,6% una diminuzione. Le giacenze sono previste stazionarie dal 66,7% delle imprese, in aumento dal 14,3% e in diminuzione dal 19%. Le previsioni sull’occupazione sono stazionarie per il 61,9% del campione, in crescita per il 22,2% e in calo per il 15,9%.