"Vi racconto i luoghi del Risorgimento"

Roberto Balzani presenta il suo ultimo libro: "Molti sono conosciuti, altri meno. È un’opera pensata anche per i giovani"

"Vi racconto i luoghi del Risorgimento"

"Vi racconto i luoghi del Risorgimento"

Si propone come un libro agile, utile, e quindi non di sola teoria, per stimolare la visita dei posti Garibaldini e protagonisti dell’Unità d’Italia, l’ultima opera di Roberto Balzani, intitolato ‘Andare per i luoghi del Risorgimento’ (edizioni Il Mulino). L’autore forlivese, che è anche professore ordinario di Storia contemporanea al Dipartimento di Storia, culture, Civiltà dell’università di Bologna, lo presenterà domani alle 21 all’hotel Ala d’Oro, nell’ambito del Caffè Letterario di Lugo, in una serata introdotta da Paolo Cavassini. Si replicherà lunedì 22 aprile alle 18, alla Feltrinelli di Ravenna.

Balzani, qual è l’idea di fondo di questa nuova opera?

"Prendendo spunto da quello che era il Grand Tour d’Italia iniziato già nel Seicento, ho pensato a un tour nazionale dei luoghi e delle città d’arte che hanno contribuito a dar vita all’unità d’Italia. Tutto questo perché mi sono accorto che, a differenza dei territori che dedicano tanti eventi in memoria di storie e tradizioni, lo Stato italiano è stato meno attento ed è giusto rinsaldare i due livelli".

La sua è dunque una diversa prospettiva sul Risorgimento?

"Il mio tentativo è stato quello di partire, anziché dalla retorica del Risorgimento come in genere si tende a fare, dalla concretezza dei luoghi che ne sono stati teatro. Non basta infatti che questi vengono ricordati e visitati dalle scuole, nell’ambito di quello che viene definito un turismo celebrativo, tutti gli italiani dovrebbero riappropriarsene. Il mio libro vuol essere uno stimolo alla visita per il pubblico generalista".

Perché è importante conoscere i luoghi di questo importante periodo storico?

"Ripristinare oggi uno sguardo maturo sui tanti teatri della vicenda risorgimentale può regalare, oltre che scoperte sorprendenti, momenti toccanti e suggestivi. Spesso questi luoghi coincidono con ambienti naturali spettacolari".

Può fare qualche esempio?

"Tra i più conosciuti, ci sono certamente città come Pisa, Siena, Palermo, Marsala e anche l’isola di Caprera. Luoghi facili e accreditati. Altri invece sono un po’ più nascosti e quindi da riscoprire come il capanno di Garibaldi dove Garibaldi si rifugiò nel 1849 e la casa dove è morta Anita a Mandriole. Quelli che per noi romagnoli sono luoghi cari e familiari da sempre, per gli italiani che vivono altrove sono una sorpresa".

C’è un luogo a cui lei è particolarmente affezionato?

"In realtà non ce n’è uno in particolare. Li ho visitati tutti in momenti diversi della mia vita, in alcuni sono anche tornato più volte. Ognuno di loro è evocativo di qualcosa. Mi è piaciuto molto di recente coinvolgere mio figlio di 26 anni, che sta facendo il dottorato di ricerca. Non è stato facile convincerlo ma alla fine ne è rimasto colpito".

Si può dire che questo suo libro è pensato per i giovani?

"Sì. Il mio non è uno sguardo nostalgico ma, di riappropriazione di luoghi della nostra storia per avvicinare le nuove generazioni. Le figure di Garibaldi e Vittorie Emanuele, non devono essere viste come ‘archeologia’. Ho utilizzato l’espediente del paesaggio per riaccendere la macchina del tempo. Dal riscontro avuto tra i miei studenti, pare abbia funzionato".

Sta già lavorando a un nuovo libro?

"Sì, è una riflessione sul metodo storico non basato sulle fonti tradizionali ma sul modo in cui oggi si trasmette la storia anche attraverso i social".

Roberta Bezzi