A Faenza presentato il libro sull’alluvione. Maggiani: "Ora la Romagna va rigenerata. Tocca a tutti"

‘Quello che abbiamo salvato. Quello che abbiamo perduto’ al Mic. Lo scrittore: "Le due alluvioni sono parte di una guerra mondiale scatenata dall’uomo"

Faenza, 21 giugno 2023 – “Quello che abbiamo visto, le due alluvioni che hanno colpito Faenza, è parte di una guerra mondiale che abbiamo scatenato noi". Lo ha detto Maurizio Maggiani, autore assieme a Nicoletta Valla del libro ‘Quello che abbiamo perduto. Quello che abbiamo salvato’, in edicola con il Carlino a 5 euro (realizzato con Banca Ifis, il ricavato andrà in beneficenza) e presentato questa sera al Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza. Il libro, esaurito in pochi giorni, sarà ristampato a breve.

Maggiani, 72 anni, e Valla, 25, sono gli autori di un racconto di scritti e fotografie nel quale si incontrano due voci, due sensibilità, due generazioni. Hanno risposto alle domande del vicedirettore del Resto del Carlino, Valerio Baroncini e della direttrice di Qn, il Resto del Carlino, La Nazione, il Giorno e Luce!, Agnese Pini.

Valla, Maggiani, Baroncini, Pini e il primo cittadino Isola (foto Tedioli)
Valla, Maggiani, Baroncini, Pini e il primo cittadino Isola (foto Tedioli)

Il sindaco Massimo Isola ha preso la parola in apertura: "Ora siamo in una fase in cui emergenza e ripartenza viaggiano assieme – ha detto –. Quanto accaduto per Faenza è stata un’esperienza drammatica, radicale e tragica. Credo che questo mese di maggio segnerà anche in futuro uno spartiacque, per l’ampiezza del solco che è stato tracciato dall’alluvione. Abbiamo perduto tanto, delle nostre vite, della nostra sicurezza, ma abbiamo trovato tanto della nostra sicurezza, delle nostre certezze". Isola ha evidenziato anche il ruolo fondamentale dell’informazione: "Dobbiamo fare un grande ringraziamento ai giornalisti professionisti, che hanno avuto un grande ruolo nell’informare e raccontare".

La copertina e la controcopertina del libro "Quello che abbiamo perduto. Quello che abbiamo salvato"
La copertina e la controcopertina del libro "Quello che abbiamo perduto. Quello che abbiamo salvato"

Maggiani, ligure, racconta di aver vissuto molte alluvioni, ma di aver trovato una grande differenza in Romagna: "È una cosa che mi ha fatto bene, questa è una comunità che guarda l’aurora – dice –. Il giorno dopo era tutto un ’avanti avanti’ che si sta facendo giorno". Una capacità di guardare avanti e non abbattersi riassunta da un comune modo di dire: "Ci andiamo su dietro".

Il giardino del Mic, dove si è tenuta la presentazione
Il giardino del Mic, dove si è tenuta la presentazione

Per Nicoletta Valla, fotografa, scattare non è stato facile, specie dopo la seconda volta: "Io sono del Borgo, è la mia casa, è stato difficilissimo vederlo colpito in questo modo. E avere la macchina fotografica in mano significava non avere una pala, per quello l’ho messa da parte".

E così ha fatto una scelta: "Ho fotografato i miei amici – dice –, chi era con me in quei giorni". Per lei, che scrittrice non è raccontare quei giorni è stato ugualmente difficile: "Mi sono trovata di fronte una massa di emozioni e sentimenti a cui ho dovuto dare un ordine. E forse mi è servito". Maggiani le ha chiesto se si può ripartire da zero: "No, non credo – ha detto dopo una breve pausa –. Penso ai miei nonni che vivono in via Carboni, fra le più colpite. Hanno appena comprato una nuova cucina. Quella è la loro casa e vogliono tornarci".

Dal pubblico una spettatrice ha chiesto se non si poteva fare qualcosa di più per prevenire quanto accaduto. Maggiani non si è sottratto, né nel libro, né di persona: "Certo, c’è da chiedersi perché ci sono case costruite su un argine, per esempio.– dice –. Ma abbiamo tutti delle colpe. I miei genitori mi hanno dato un paese democratico, dove ho potuto studiare, vivere una vita sana. Noi ai nostri nipoti, ai giovani, non abbiamo dato nulla. Anzi, abbiamo dato una guerra, che è mondiale. E quello che è accaduto è un capitolo di questa guerra". E ora tocca ai giovani, alla comunità: "La Romagna fatta dagli scarriolanti fra ’800 e ’900 non c’è più. Ora va immaginata, rigenerata. Non è un lavoro da scrittori, ma da tutti".